SONO SCOMPARSE LE LUCCIOLE

Testo scritto da Matteo Mulè.

Sono scomparse le lucciole

Nel mese dedicato alla figura dell’intellettuale all’interno del totalitarismo, decido di partire da un articolo di Pasolini pubblicato sul Corriere della Sera il 1 Febbraio 19751: “Il vuoto di potere”.
Pasolini è stato uno dei più grandi intellettuali del secolo precedente, soprattutto del secondo dopo guerra, e la sua penna si è sempre scagliata nei confronti del governo della Democrazia Cristiana e dei poteri forti, che contribuirono alla creazione della società di massa di stampo capitalistico. Il disagio provato dal poeta nei confronti di un mondo sempre più industrializzato, con conseguente distacco dalla natura e dai valori tipici italiani, trova un grande sfogo all’interno di questo articolo. Prima di procedere nell’analisi del pensiero pasoliniano, mi sembra opportuno sospendere la narrazione per cercare di definire il concetto di “totalitarismo”.

Come ci viene riportato dal dizionario dalla Treccani, si definisce totalitario un: sistema politico autoritario, in cui tutti i poteri sono concentrati in un partito unico, nel suo capo o in un ristretto gruppo dirigente, che tende a dominare l’intera società grazie al controllo centralizzato dell’economia, della politica, della cultura, e alla repressione poliziesca. Come si può vedere il concetto di “totalitario” riassume perfettamente le caratteristiche sociali e politiche tipiche del Fascismo e, difatti, lo stesso termine venne coniato da Amendola per descrivere il Governo di Mussolini (e successivamente utilizzato, con orgoglio, dallo stesso Duce). Pasolini estende questa concetto, proveniente dal passato, al presente, per dimostrare e sottolineare una sostanziale continuità tra il fascismo e il governo democristiano del secondo dopo guerra. Egli non ha alcun problema ad affermare il carattere totalitario del nuovo sistema di potere, ottenuto anche grazie all’influenza del Vaticano sulle campagne e sul pensiero dei contadini. Lo stesso Italo Calvino nel romanzo “La giornata di uno scrutatore”2aveva messo in luce i brogli elettorali che si manifestavano nel Cottolengo (un manicomio), dove si facevano votare persone prive della capacità di intendere e di volere e rafforzando, così, la corrente di centro-destra.
Chiusa questa parentesi, Pasolini osserva come << continuità tra fascismo fascista e fascismo democristiano è completa e assoluta […]. Provincialità, rozzezza e ignoranza sia delle élite che, a livello diverso, delle masse, erano uguali sia durante il fascismo sia durante la prima fase del regime democristiano>>. Lo stesso governo riaffermava quei valori del passato, ovvero: << la Chiesa, la Patria, la famiglia, l’obbedienza, la disciplina, l’ordine, il risparmio, la moralità >>.

Il capitalismo violento e selvaggio che si affermò in Italia tra gli anni ’60 e ’70 unificò per la prima volta il nostro paese, cercando d’imporre valori culturali e gusti che, per il poeta, si slegavano dalla nostra tradizione. Una cultura di massa dove l’umano perdeva la sua individualità e si ritrovava ad essere, esclusivamente, un ingranaggio di un sistema ben più vasto di quanto possa capire. La società dei consumi che ti impone dei ritmi e dei gusti del tutto nuovi, rappresentano una forma di “totalitarismo ideologico” per il poeta, con conseguente distacco dalla natura. In questo allontanamento si è manifestata la <<scomparsa delle lucciole>>, metafora del legame che oramai l’uomo ha perso con l’elemento naturale, la cui funzione di guida, come era stato nel passato, è stata sostituita, nel giro di pochi anni, da una feroce industrializzazione. Fiumi, laghi, mare, colline, montagne, tutto viene coperto da una colata di cemento, deturpando la bellezza del paesaggio naturale, in favore di un’etica capitalistica dell’utilità.


In questo articolo (che ho cercato di sintetizzare), a mio parere, il poeta ci lascia con qualche domanda in sospeso: siamo davvero felici in questo tipo di società (riprendendo una riflessione che già Paolo Villaggio aveva posto)? Abbiamo bisogno di tutti questi elettrodomestici, strumenti e via dicendo per poter vivere? La città caotica con i suoi palazzi, il suo traffico, i suoi ritmi sempre più veloci e la sua efficienza, è davvero questo quello che volevamo? Posso dire di essere ancora umano? O pian piano anche l’unico elemento che mi distingue dalla macchina, ovvero la mia sentimentalità, si sta dipanando in un’ottica che mi impone di essere efficiente ed efficace e non-statico?
Non lo so, forse aveva visto bene Pasolini, navighiamo nell’oscurità di un sistema totalitario, guidati da una luce artificiale, fallace e fioca, che ha perso la sua innocenza e purezza, poiché le lucciole sono scomparse.
<Ad ogni modo, quanto a me (se ciò a qualche interesse per il lettore) sia chiaro: io, ancorché multinazionale, darei l’intera Montedison per una lucciola>.

Festina Lente

IL PIANTO DELLA SCAVATRICE, POESIA DI PASOLINI: https://internopoesia.com/tag/il-pianto-della-scavatrice/

NOTE:

1[Pier Paolo Pasolini, << il vuoto del potere>>, in Corriere della Sera, lhttps://www.corriere.it/speciali/pasolini/potere.html

2 Italo Calvino, La giornata di uno scrutatore, Mondadori, Milano, 2021.

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