IL PENSIERO MERIDIANO

IL PENSIERO MERIDIANO. Scritto da Andrea Soppelsa.

Cosa accadrebbe se, improvvisamente, la percezione comune subisse un ribaltamento e il sud del mondo non fosse più considerato alla stregua di un “non ancora nord” o di “nord mancato”, la sua “lentezza” fosse il tempo comune e la velocità del nord un difetto della modernità? È questo uno dei presupposti e dei problemi estrinsecati ne Il pensiero meridiano, raccolta di saggi e articoli di Franco Cassano (1943-2021), già professore di sociologia all’università di Bari, pubblicata come libro da Laterza nel 1996 e rieditata nel 2021.

 

Innanzitutto, che cos’è il pensiero meridiano (variamente denominato altresì pensiero mediterraneo o meridionale)? Si tratta di un pensiero lento, meditato; per l’autore, questo è l’unico vero pensiero, una “costruzione antisismica” perché solo la riflessione, il pensiero lento appunto, ci permette di uscire indenni dalle crisi, differentemente dalla risposta immediata che, invece, può portarci in errore. Non è un caso se, tutti noi, prima o poi, in un momento di difficoltà, avremmo o saremmo stati consigliati di “pensare a mente fredda” anziché agire immediatamente e avventatamente. Il pensiero meridiano è proprio questa lenta elaborazione, che permette di vagliare con la dovuta calma la situazione.

Il pensiero meridiano è proprio di tutti i sud del mondo, ma pone come termine di paragona il sud dell’Europa e come proprio centro il mar Mediterraneo. Infatti, il Mediterraneo ha abituato i popoli bagnati dalle sue acque all’incontro (e, eventualmente, anche allo scontro) con l’Altro, all’idea di partenza, all’esperienza della frontiera. Noi italiani lo sappiamo bene: ricordiamo i transatlantici che per decenni hanno trasportato i nostri connazionali verso gli altri continenti, mentre oggi assistiamo quasi indifferenti al dramma delle insicure imbarcazioni -cariche di una disperata umanità, pronta a mettere a repentaglio la vita per la ricerca di un avvenire migliore- che fanno la spola tra la sponda nordafricana del Mediterraneo e la Sicilia. Peraltro, tra i numerosi vocaboli greci per indicare il mare (thalassa, als, pelagos, kuma et c.) uno di questi è pontos: braccio di mare, ponte che congiunge e distacca da un Altro che rimane a distanza, su un’altra riva.

In particolare, si evidenzia una possibile correlazione tra il pensiero della Grecia classica e il Mediterraneo che, a fronte di una struttura prevalentemente montuosa della penisola ellenica e alle sue numerose isole, costituiva una via preferenziale per gli scambi e gli spostamenti. A sud della Tessaglia, la più settentrionale delle regioni greche, non c’è luogo che dista più di 60 km dal mare. Da questa inesausta e inevitabile abitudine all’apertura e alla esperienza dell’alterità sarebbe scaturita una produzione culturale che prediligeva la problematicità, il dialogo (logos), la filosofia. Infatti, politeismo, tragedia e filosofia conoscono la legittimità di più punti di vista, la difficoltà della loro coesistenza, l’attitudine incessante al dialogo e alla contraddizione.

Secondo Cassano, il pensiero meridiano si basa su 4 caratteri fondamentali:

  • L’AUTONOMIA: si deve interrompere una lunga sequenza in cui il sud è stato pensato solo da altri come “non ancora nord”, come forma incompiuta e sottosviluppata, e restituirgli l’antica dignità di soggetto del pensiero. Tutto ciò, tenendo presente che i “vizi meridionali” non sono, come fa comodo credere, una prerogativa del sud, ma l’effetto della emarginazione e della colonizzazione a cui è stato sottoposto. 
  • LENTEZZA: la modernità ha stabilito una connessione tra progresso e velocità, una “tirannia dell’urgenza”, che, però, erode la memoria sociale, perché percepita come un limite alla libertà dell’homo currens. L’homo currens, prodotto della modernità e del turbocapitalismo, rigetta come una perdita di tempo anche la discussione, ma la democrazia non è possibile a qualsiasi velocità e la deriva anomica sembra dietro l’angolo.
  • MEDITERRANEO: il Mediterraneo è una connessione, un pluriverso irriducibile, quel pontos che ha abituato i popoli all’incontro con l’altro, all’idea di partenza, all’esperienza della frontiera. È nel Mediterraneo che va diluita la modernità inconsapevole, troppo presa dalla corsa allo sviluppo; è qui che possono stemperarsi i dilemmi della globalizzazione.
  • MISURA: la misura è quell’equilibrio tra due fondamentalismi di segno opposto, quello della terra, che illustra le identità, e quello del mare, che illustra l’avventura della libertà individuale. Da qui si può trarre la differenza tra un Ovest europeo che enfatizza la libertà individuale e un Est che narra l’importanza della coesione sociale e le relative degenerazioni di questi fondamentalismi senza misura.  

Che cos’è, quindi, il pensiero meridiano? Secondo Cassano, si tratta dell’attenzione per i punti deboli di ogni discorso forte, della volontà di difendere la molteplicità del mondo contro la pretesa dei vincitori di chiuderlo nel loro uni-verso. È, insomma, un gesto di rottura e di rivendicazioni dell’autonomia del sud (dei tanti sud del mondo) e la difesa della molteplicità e varietà culturale. 

In definitiva, “pensiero meridiano è quel pensiero che si inizia a sentir dentro laddove inizia il mare, quando la riva interrompe gli integrismi della terra (in primis quello dell’economia e dello sviluppo), quando si scopre che il confine non è un luogo dove il mondo finisce, ma quello dove i diversi si toccano e la partita del rapporto con l’altro diventa difficile e vera”. 

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