LA RUSSIA DI PUTIN
uno scritto di Matteo Mulè
La Russia di Putin (1) è un’opera fondamentale per cercare, soprattutto per noi occidentali, di
comprendere i meccanismi e gli ingranaggi di potere che animano la Russia contemporanea,
specialmente quella di Putin. Il libro è stato scritto e pubblicato dalla giornalista russa Anna
Politkovskaja ed è stato pubblicato nel maggio del 2004, poco dopo la seconda rielezione di Putin a
presidente della Federazione Russa, avvenuta il 14 marzo 2004. Nel mese dedicato al totalitarismo,
può sembrare scontato parlare di Putin, dato che veniamo ogni giorno bombardati dai media da
notizie relative alla rigidità del suo governo e dalle brutalità commesse dall’esercito russo sul fronte
ucraino, ed è per tale motivo che ho scelto di partire da più lontano, agli albori del primo governo
putiniano portando il libro della Politkovskaja, ritornato popolare proprio in quest’ultimo anno.
La
giornalista moscovita, celebre firma di punta della Novaja Gazeta (giornale di Mosca, che di recente
è stato chiuso dal governo perché forniva propaganda contro “l’operazione speciale” in Ucraina),
già negli anni compresi tra il 2000 (anno della prima elezione di Putin a presidente) e il 2004 aveva
raccolto una serie di prove relative alla corruzione del governo e degli oligarchi, delle brutalità
commesse dall’esercito russo durante la guerra in Cecenia (1999-2000) e dell’impunibilità
giudiziaria da parte dei soldati russi. In Occidente Putin, prima del conflitto in Ucraina, godeva
della fama di un leader affidabile, stabile, un grande avversario del terrorismo islamico e difensore
<< dell’identità cristiana europea>>.
Silvio Berlusconi fu il primo suo sostenitore in Europa, a
definirlo un vero statista e ad invitarlo a cerimonie in Italia, diffondendone l’immagine di un
filantropo del popolo russo. Grazie al libro della Politkovskaja, quest’immagine di Putin viene
totalmente ribaltata e ci permette di conoscere la vera essenza di quest’uomo, ex membro del KGB
(e come ripeto il libro è del 2004).
La giornalista russa ci presenta un paese tutt’altro che stabile, ma attraversato da una serie di
contraddizioni interne, dove i sistemi di corruzione e i giochi di potere che animavano l’ex unione
sovietica, sono statti riassorbiti all’interno di una finta democrazia, dove il potere decisionale del
popolo non può nulla contro una macchina di governo così ben oliata. Putin è un uomo che proviene
dalle file del KGB (ex servizi segreti sovietici), abituato a rispettare l’autorità e a non mettere mai in
discussione gli ordini provenienti dall’alto. Con lo stesso sistema governa la Russia, come riportato
dalla giornalista russa:
<< Putin ha dimostrato più volte di non comprendere il concetto stesso di
dibattito. E tanto meno quello di dibattito politico: chi sta sopra non discute con chi sta sotto, e se
chi sta sotto si permette di farlo diventa un nemico>>(2) . Nel libro si sottolinea come Putin all’alba
1 Anna Politkovskaja, La Russia di Putin, ADELPHI, Milano, 2005, traduzione in it. di Claudia Zonghetti.
2 Ivi, pag. 347.
delle elezioni politiche sia del 2000 che del 2004, non abbia mai partecipato ad un dibattito
pubblico sia con membri dell’opposizione sia con i giornalisti. Le uniche volte che compare in
televisione, porta avanti dei monologhi dove rende manifesto tutto il suo potere e la sua influenza,
quasi a voler dimostrare che lui non deve rispondere a nessuno delle sue decisioni.
In Russia se si vuole fare carriera, si deve possedere innanzitutto una buona quantità di denaro, che
serve per corrompere burocrati, giudici e poliziotti, successivamente la capacità di abbassare la testa
nei confronti di chi sta più in alto di te. Se non sei disposto ad accettare le seguenti condizioni,
come sottolinea la giornalista russa, è inutile provare a fare qualsiasi cosa sia nell’ambito privato
che in quello pubblico. I servizi segreti russi, oggi chiamati FSB, vengono utilizzati dall’elité di
governo a ruota libera, per insabbiare crimini ed eliminare giornalisti scomodi.
In Russia o sei con Putin o contro di lui, non esiste una via di mezzo. Di questa situazione si era
accorto troppo tardi l’imprenditore Michail Chodorkovskij, capo della più grande azienda
petrolifera russa, la Iukos. Chodorkovski si mosse non solo contro la linea del governo, ma anche
finanziò partiti all’opposizione. Nel giro di pochi mesi venne incarcerato con l’accusa di bancarotta
fraudolenta e la sua società passo nelle mani dello stato, che venne affidata ad un uomo vicino a
Putin: Muhammed Tsikanov. Oppure che dire del colonello Bukreev, vicepresidente del tribunale
del distretto militare del Caucaso settentrionale, un uomo che ebbe il coraggio di condannare il
colonello Budanov, responsabile dello stupro e dell’omicidio di El’za Kungaeva, una giovane
cecena uccisa solo perché dalla parte sbagliata di una guerra senza senso. Bukreev per questo venne
costretto a lasciare la carica che deteneva, perché per il Cremlino Budanov, come tutti i soldati russi
che combatterono in Cecenia, era un uomo innocente, anzi un eroe secondo i media di Stato. E che
dire dei morti della scuola di Beslan o di quelli del teatro di Mosca in via Dubrovskaja o dei
continui omicidi che avvengono per mano delle associazioni mafiose in diverse zone della Russia,
soprattutto negli Urali, grazie anche al lasciapassare delle autorità.
Ecco leggere oggi La Russia di Putin significa dare voce ed esistenza a tutte quelle morti che io ho
malapena toccato, ma soprattutto a darci la consapevolezza che Putin è sempre stato un dittatore
sanguinario e violento ancor prima della sua celebre “operazione speciale” in Ucraina. Un uomo
che non si è fatto alcuno scrupolo ad uccidere giornalisti e dissidenti politici, che ha manipolato la
verità a suo piacimento, creando un clima di terrore e violenza all’interno di una delle più grandi
nazioni del mondo.
<<A volte le persone pagano con la vita il fatto di dire ad alta voce ciò che pensano>> così Anna
Politkovskaja aveva scritto in un articolo poco prima di morire, l’ennesimo articolo contro Putin e
contro i crimini di guerra in Cecenia, per i quali nessuno ancora è stato condannato. Anna
Politkovskaja verrà assassinata con dei colpi di pistola il 7 ottobre 2006, giorno del compleanno di
Putin, in cui diverse organizzazione internazionale hanno riconosciuto il mandante. Al suo funerale
nessun membro delle Duma o rappresentante di stato era presente.
Post scriptum
Mi è sembrato opportuno riportare in auge una figura come la Politkovskaja per evidenziare il
coraggio della giornalista e della sua forza, soprattutto la sua capacità di dare voce ai vinti della
storia, ovvero i ceceni e il popolo russo. Quello che mi ha spinto a parlare della giornalista russa è
stata, in particolar modo, l’aggressione subita da parte di Elena Milashina, giornalista russa della
Novaja gazeta. Aggredita perché stava svolgendo delle indagini in Cecenia su diversi casi di
violenze e internamenti in campi di prigionia da parte delle comunità omossessuali da parte del
leader ceceno Razman Kadyrov (3 ), fedelissimo di Putin.
3 L’articolo completo si trova su Repubblica, scritto da Vera Politkovskaja, figlia di Anna.