NICHILISMO O “OMNILISMO”? Manca il fine, manca la risposta al “perché”

NICHILISMO O “OMNILISMO”? Manca il fine, manca la risposta al “perché
Di Elena Soppelsa
Cos’è il nichilismo e perché parlarne significa smascherare uno dei più grandi disagi del nostro tempo?
Friedrich Nietzsche (1844-1900) fu probabilmente il pensatore che più di ogni altro si occupò di dare
voce al fenomeno del nichilismo, che si rese prepotentemente evidente proprio a partire dalla sua epoca – definita anche “disincantata” – quando tutti i valori tradizionali cominciarono a vacillare in seguito al susseguirsi di eventi storici che cambiarono la mentalità occidentale dell’umano.
Nietzsche definì il nichilismo con una descrizione tanto semplice quanto incisiva: “manca il fine,
manca la risposta al perché. Tutti i valori si svalutano

1.Il termine in questione infatti deriva dal latino “nihil” ovvero “nulla”, indicando proprio come la condizione dell’uomo annichilito sia quella di un vagare nel bel mezzo del nulla, senza obiettivi né valori concreti a cui appigliarsi: il nichilismo è una sensazione di “spaesamento”, di barcollamento nel buio.
C’è da dire inoltre che il filosofo tedesco non si limitò a descrivere / circoscrivere il nichilismo come
fenomeno legato meramente all’epoca in cui viveva, ma ne reperì la causa molti secoli prima, in particolare nella rivoluzione filosofica apportata da Socrate (tra il V e il IV sec. a.C)

2. Il filosofo chiama “dionisiaca” la fase in cui l’uomo viveva privo di nichilismo, assecondando quella
che era la sua vera natura, manifestando la sua “volontà di potenza” senza filtri né barriere.
A partire dalla comparsa di Socrate ha inizio, secondo il filosofo tedesco, la fase “apollinea”, ovvero una chiusura dell’umano su di sé, che lo ha portato a nascondere il suo animo dionisiaco per sottostare alle norme di comportamento – ipoteticamente virtuose – imposte da altri.
La fase di spaesamento dell’umano avviene dunque nel momento in cui l’individuo non si sente più libero di accettare e manifestare la parte più recondita e veritiera del proprio essere, perdendo i propri valori ed essendo costretto a seguire, anche a livello etico/morale, le norme dettate da altri.

1) Friedrich W. Nietzsche, Il nichilismo europeo. Frammento di Lenzerheide, Adelphi Edizioni, Milano 2006.
2 ) Per capire ciò, dobbiamo anzitutto ricordare che la filosofia ha contribuito in larga parte a fondare e perpetuare le varie
mentalità e ideologie che si sono susseguite nel corso dei secoli.

Perciò è fondamentale rivedere, secondo Nietzsche, dove e quando ebbe origine il nichilismo che condiziona la nostra
società
Detto ciò, non possiamo sapere se effettivamente l’origine del nichilismo sia la deriva filosofica socratica, tuttavia ciò che appare evidente è la sua esistenza, che si è perpetuata e susseguita – seppure
in forme diverse – durante varie fasi della storia dell’umano.
E se adesso ci chiedessimo “a oggi esiste il nichilismo?”, la mia risposta sarebbe “”.
Tuttavia, non lo possiamo più equiparare a quello otto-novecentesco.
Se in quel momento lo spaesamento nichilista era dovuto all’assenza improvvisa di valori a cui appigliarsi, oggi di valori ne abbiamo, fin troppi: la tecnologia e i social media si sono imposti come nuovi parametri morali ed etici, dettando il comportamento dell’umano medio, non solo occidentale ma addirittura globale.
Esiste un “però” in tutto questo: i presunti nuovi valori risultano essere completamente flessibili ma soprattutto completamente VUOTI, effimeri, spesso privi di un reale senso logico poiché legati
meramente al conformismo imperante.

Siamo in presenza di quello che potremmo definire un “omnilismo” nichilista, un bombardamento di
valori che ricomprendono tutte le condotte morali possibili, che agiscono in maniera tale da auto-escludersi a vicenda.
I ragazzi di oggi, più degli adulti, sono intrisi di “omnilismo”, poiché vivono fin dai primi istanti della loro vita questa nuova deriva nichilista: fin da piccoli i membri delle nuove generazioni faticano a trovare il loro posto nel mondo, poiché stentano in primis a reperire sé stessi, la propria essenza, al di là dei continui modelli discordanti a cui sono soggetti trovandosi di fronte ai social 24h/24.
E dunque, nello scenario moralmente apocalittico che abbiamo appena descritto, sarebbe bene cercare
ora una possibile soluzione: come fare per attraversare questo “omnilismo/nichilista” e diventare – come diceva Nietzsche – dei “nichilisti attivi”?

Essere “nichilista attivo” significa prima di tutto divenire consapevole del vivere in una società nichilista.

Io penso che questo fenomeno si possa superare solo partendo dall’educazione emotiva: a oggi la famiglia e la scuola nella maggior parte dei casi non educano emotivamente, più che altro si educa intellettualmente o fisicamente (a prendersi cura della propria salute), ma mai a riconoscere e gestire le proprie emozioni.
Detto ciò, penso che una nuova società sia possibile, cominciando a “curare” i giovani, educandoli alla conoscenza e al rispetto di sé in primis, e di conseguenza degli altri.
Ciò si può fare agendo concretamente sulla famiglia e sul sistema scolastico, partendo probabilmente dal reclutamento dei docenti: nella maggior parte dei casi, infatti, gli studenti di oggi non si trovano
in linea con metodi di insegnamento antichi e rigidamente impostati, l’insegnante tipo nella scuola italiana istruisce senza educare veramente.

Non bisogna mai dimenticare che “educare” deriva dal latino “ex-ducere” ovvero “trarre – fuori”: chi pensa di insegnare riempendo lo studente di nozioni che deve ripetere a memoria non sta davvero
educando, semmai sta istruendo.
Figure di riferimento, come genitori e insegnanti, dovrebbero anzitutto conoscere il figlio/studente per aiutarlo a conoscersi e a gestire le sue emozioni, e da ultimo a realizzare la versione migliore di
sé.

In conclusione, ritengo che il nichilismo (e quello che abbiamo qui definito “omnilismo”) si possa superare: creare dei valori propri positivi su cui costruire una società migliore diventerà possibile nel
momento in cui si opererà una reale trasformazione dello stato educativo vigente.

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