OSSERVARE IL MONDO INSIEME A CALVINO.
Uno scritto di Matteo Mulè .
Italo Calvino (Cuba 1923 – Siena 1985) è considerato uno dei pilastri della letteratura sia in Italia che all’estero e al centenario della sua nascita, non si può non fare una piccola riflessione su uno degli autori che maggiormente ha influito nell’analisi della nostra modernità.
Fin da quando siamo piccoli, Calvino ci accompagna nel nostro percorso di formazione culturale e letterario, dapprima con Marcovaldo (1965) e successivamente con la trilogia I nostri antenati (1960) , aiutandoci a comprendere la realtà che ci circonda con toni leggeri, comici e fantastici. Queste sono le opere che maggiormente si affrontano nella scuola italiana; sappiamo come la produzione calviniana sia molto più ampia, ma per evitare di dilungarsi troppo, mi fermo qui.
Il romanzo di cui vorrei parlare oggi (e già definirlo “romanzo” secondo alcuni critici è un errore) è Palomar , uscito nel 1983, negli ultimi anni di vita del nostro autore, in cui la sua scrittura diventa più riflessiva e in un certo senso filosofica, senza mai abbandonare, però, quella leggerezza e ironia che caratterizzano il suo stile.
Il titolo dell’opera deriva da Mount Palomar, il celebre osservatorio astronomico che si trova in California ed è anche il nome del nostro protagonista. Come dicevo prima, definire quest’opera un romanzo è piuttosto complesso, poiché non vi è alcuna storia di sottofondo, ma solamente un uomo, Palomar, che decide di osservare la realtà e di definirla nel suo insieme.
Il libro di Calvino si divide in tre sezioni principali intitolate “Le vacanze di Palomar” , “Palomar in città” e “I silenzi di Palomar”.
Ognuna di queste sezioni ha tre sottosezioni e ogni sottosezione ha tre parti, andando oltre la classica struttura del romanzo che prevede per lo più una divisione in capitoli e lo sviluppo di una storia.
Ciò che mantiene unite queste sezioni è l’atteggiamento di analisi oggettiva portata avanti da Palomar: egli si comporta come un vero e proprio telescopio, ovvero una lente che cerca di analizzare e determinare il mondo che lo circonda. Il problema è che la realtà che ci viene presentata è sfuggevole, indeterminabile, complessa e questo lo si capisce già dal primo racconto Lettura di un’onda in cui Palomar guardando le onde, prova a stabilire la loro origine e formazione, ma ogni volta l’onda si infrange contro lo scoglio ed egli deve ricominciare, anche quando sembra vicino alla creazione di un modello.
Palomar vuole vedere l’onda, ma di per sé l’onda non esiste, è una proiezione cognitiva dell’uomo. In natura non esiste il termine “onda”, siamo noi uomini, che attraverso il linguaggio, cerchiamo di intrappolare e determinare quel fenomeno.
Questo è il primo fallimento che costituisce un leit motiv di tutta l’opera e, da qui in avanti, inizia una vera e propria discesa negli inferni cognitivi della psiche umana.
Lo schema del libro è molto semplice e lo si può riassumere in tre fasi: osservazione di un fatto, complicazione nel definirlo, conclusione che è una non-conclusione. Alla fine di ogni racconto non c’è mai una concreta definizione di un fenomeno naturale.
Durante la lettura dell’intero romanzo ci si chiede: il mondo esiste perché c’è qualcuno che lo guarda e lo definisce con il linguaggio? Oppure esiste indipendentemente dall’uomo?
Alla fine Palomar decide di imparare ad essere morto, per vedere come il mondo va avanti senza di lui.
“Essere morti” per Palomar significa non incidere più nella sua vita e in quella degli altri, un po’ come sempre ha fatto, ma questa volta con uno sguardo disincantato, consapevole che nulla potrà migliore la sua condizione. Allo stesso tempo questa situazione lo fa infuriare, perché osserva che gli uomini continuano a commettere sempre gli stessi errori e, per questo, decide di essere un morto scorbutico, cosciente della sua vita limitata, ma che almeno ha il diritto di lamentarsi.
Palomar, incapace di dominare la realtà, sceglie di descriverla in ogni suo aspetto, cerca di ingannare la natura, per poter in questo modo allungare il suo tempo e non pensare alla caducità della vita umana.
<< Se il tempo deve finire, lo si può descrivere, istante per istante, – pensa Palomar, – e ogni istante, a descriverlo, si dilata tanto che non se ne vede più la fine>>.
Descrivere ogni attimo della sua vita, gli permette di non pensare alla morte: nel momento in cui inizia, muore.
Calvino, in un’intervista, sintetizzerà in questo modo la vita di Palomar:
<<un uomo si mette in marcia per raggiungere la saggezza, passo dopo passo. Non è ancora arrivato>>.
NOTE E BIBLIOGRAFIA:
1) La trilogia contiene: Il visconte dimezzato (1952), Il barone rampante (1957), Il cavaliere inesistente (1959).
2) La trilogia contiene: Il visconte dimezzato (1952), Il barone rampante (1957), Il cavaliere inesistente (1959).
2) La trilogia contiene: Il visconte dimezzato (1952), Il barone rampante (1957), Il cavaliere inesistente (1959).
2) Italo Calvino, Palomar, Mondadori, Milano, 2022.
3)Ivi, p. 112.