UN DIALOGO SULL’AFFETTO E L’EVOLUZIONE CULTURALE PER UNA SCIENZA DELL’ EMPATIA
Riflessioni scritte nell’ Ottobre 2021.
DI MARCO ZAMPIERI.
IKIGAI: la mia ragione di vita
Per me la vera follia è subire e accettare una realtà che non condivido anziché sognare e fare di tutto per cambiarla.
Vale sia a livello personale che sociale.
Ho sempre pensato che l’incapacità di commuovermi difronte alle ingiustizie fosse un mio limite.
Con il tempo ho capito che l’empatia per me è più importante della commozione.
Commuovermi, piangere e lamentarmi avrebbe tolto energie alla possibilità di reagire alle difficoltà che ho affrontato.
Sperare di stare meglio o augurarmi che il mondo migliorasse, secondo il mio punto di vista, era un atteggiamento passivo che non ho mai condiviso.
Vorrei in questo senso essere attivo e aver il coraggio di non cedere alle mie paure.
Desidero creare il futuro e non attenderlo.
Anche il senso di colpa è ingannevole, mi sento in colpa e la coscienza si distende.
Voglio una coscienza che mi spinga a rimediare ai problemi non a imparare a sopportarli.
Ci sono tante persone vulnerabili, vicine e lontane.
Io stesso lo sono stato per molti anni e ho ricevuto tutto l’affetto di cui avevo bisogno per salvarmi.
Ora sento che il minimo che possa fare è vivere secondo i miei principi e nel mio piccolo aver cura di chiunque abbia mai bisogno di una parola di conforto o un incoraggiamento.
La mia fede è l’affetto per il prossimo e l’unico modo per comunicarlo efficacemente è nel dare l’esempio come ho sempre cercato di fare nonostante tutti i miei limiti.
ALIENO
Siamo tutti alieni, che apparteniamo ad altri, quando riconosciamo, guardandoci nel profondo, le nostre fragilità e ci sentiamo di avere una dolce compassione per la condizione umana.
La nostra vera natura si manifesta quando scegliamo di essere semplici e di avere come scopo esistenziale quello di donare affetto come cura mentale e fisica per noi e per gli altri.
Essere stato adottato mi ha fatto sempre sentire più vulnerabile di chiunque altro e a volte anche estraneo alla realtà in cui vivevo.
Dopo molti anni in cui ho provato a capire me stesso e gli altri sono giunto alla conclusione che non esiste innovazione tecnologica più fondamentale che quella di evolvere la nostra umanità.
INTRAPRENDENZA SOLIDALE
La solidarietà verso il prossimo è la via da seguire e non c’è nulla che possa rendere la vita più significativa.
Comunicare con la mente delle persone infondo non è difficile.
Per parlare al cuore invece bisogna prima imparare ad ascoltare il proprio.
La Fisica mi ha insegnato ad ascoltare e ad avere tanta umiltà.
“Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo è un oceano” (Isaac Newton)
“E per cosa, per cosa, qualunque azione vogliate non ammonterà più che a una singola goccia in un oceano sconfinato.
…Ma cosa è l’oceano, se non una moltitudine di gocce” (Cloud Atlas)
La speranza l’abbiamo superata, ora è il tempo della solidale intraprendenza.
IL MODELLO ELON MUSK
Per me era come una divinità vivente da seguire e da cui trarre linfa vitale per i miei progetti.
Ad oggi non posso scordare il mindset, la produttività, l’intraprendenza, la fede in sé stessi, la resilienza, il coraggio di affrontare nuove sfide e il pragmatismo che mi ha trasmesso.
Nonostante questo, poco tempo fa, ho avuto un’epifania che ha coinvolto anche la percezione che avevo di lui.
Senza dilungarmi dico solo che in molti sono convinti che sia il Messia del nostro secolo.
Zio Elon è un fedele sostenitore di un movimento culturale che si chiama transumanesimo (esiste anche l’associazione italiana con cui ho avuto uno scambio) che crede che il futuro dell’umanità sia la completa integrazione tra l’uomo e la tecnologia.
Nulla da eccepire che siamo un pò tutti transumani ad oggi e che l’essere umano sia progredito grazie allo sviluppo tecnologico.
Allo stesso tempo però sono convinto che la verità stia nel mezzo e che ultimamente sia diventato un trend pericoloso quello di immaginare che l’unica via di uscita sia affidarsi in tutto e per tutto alla Tecnica.
Credo che l’essere umano abbia bisogno di trovare una via di uscita anche nella propria interiorità e non solo alienandosi con miliardi di distrazioni legate agli stimoli esterni.
Il cartone di Holly e Benji mi ha trasmesso, insieme all’esperienza del calcio, che la sportività è importante.
A volte giochi insieme a qualcuno in squadra e vuoi contribuire a vincere la stessa partita.
Ma altre può capitare che quel tuo compagno di squadra si possa trovare in un altro campo come avversario.
Per me Elon é un po’ così a livello mentale, mi ha fatto compagnia per molto tempo ma ora sento di giocare per un’altra squadra.
Il bello dello sport però è che il nostro impegno è proporzionale al valore dell’avversario e in questo caso è un grossissimo stimolo!
I RE SONO NUDI
Il sogno di pochi è l’incubo di molti.
Lasciare le sorti del mondo nelle mani di questi imprenditori, con un grande cervello ma un cuore minuscolo, sta alienando l’essenza dell’essere umano.
Ho studiato avidamente tutti i loro profili e storie.
Mi sono apparsi come dei bambini capricciosi.
L’avidità e il consumismo che stanno alimentando non è sostenibile e tollerabile a lungo termine.
Investono grandi capitali per andarsene dalla terra, quando avranno esaurito tutte le risorse del pianeta cercheranno altri spazi da conquistare.
Non sono complottista come potrebbe sembrare ma estremamente realista.
Credo in un business più etico e sostenibile.
I soldi hanno un grosso potere ma le coscienze sono più preziose.
“La solidarietà è l’unico investimento che non fallisce mai”
(Henry David Thoreau)
IL MITO DELLA CAVERNA OGGI
Penso che il mito della caverna di Platone sia ancora attuale.
Alcuni anni fa usciva il film Matrix che, anche secondo il mio professore di filosofia delle superiori, era un’ottima trasposizione sci-fi dell’opera del filosofo greco.
Oggi più che mai quell’immaginario distopico cyberpunk sta diventando sempre più tangibile nelle nostre vite.
Ci sono colossi aziendali in ambito tecnologico che si stanno sfidando nel trasformare le nostre coscienze in prodotti da banco.
Sono 2 etti di consapevolezza in meno..lascio o tolgo?
Non voglio essere allarmista ma vedo le sbarre di una gabbia dorata in cui ormai in molti desideriamo viverci volontariamente.
Viva la libertà!
“Matrix è ovunque, è intorno a noi. Anche adesso, nella stanza in cui siamo. È quello che vedi quando ti affacci alla finestra, o quando accendi il televisore. L’avverti quando vai al lavoro, quando vai in chiesa, quando paghi le tasse. È il mondo che ti è stato messo davanti agli occhi per nasconderti la verità”
L’ALBA DI UNA NUOVA SCIENZA DELL’EMPATIA
La realtà è che siamo immersi in un processo di speciazione culturale in cui l’empatia giocherà un ruolo centrale.
L’empatia ha sempre avuto un impatto a livello evolutivo perché siamo stati spinti dall’ imitazione per sopravvivere.
In questo periodo storico non riguarda più l’emulazione di gesti meccanici per accendere un fuoco con la pietra ma per riaccendere l’affetto e la nostra umanità con la consapevolezza delle emozioni.
In pratica riconoscere la nostra empatia e affetto per il prossimo sarà la nostra possibilità di sopravvivere come individui e specie.
La Scienza ci suggerisce che siamo programmati per sentire l’altro, i neuroni specchio ci aiutano in questo, ma serve un po’ di sforzo.
I SANTI LAICI
Per me i Santi sono tutti coloro che per quel che possono cercano di dedicarsi agli altri in piccole o grandi azioni ogni giorno.
Come dovremmo investire di più sui talenti così anche nello sviluppo di una bontà d’animo che renda la solidarietà naturale e non uno sforzo circoscritto alla dimensione del volontariato.
La solidarietà e l’empatia dovrebbero essere le fondamenta della nostra civiltà.
L’IMPORTANZA DEL CONFRONTO PER MIGLIORARE
Una volta dopo un incontro legato all’esperienza del progetto Eurikos mi fecero la critica costruttiva che dovevo evitare di associare completamente la mia identità all’attività della startup.
Da allora non ho smesso di pensare a questa cosa e soprattutto al fatto che aggiunsero come la mia idea di voler trasformare l’inquinamento acustico in energia elettrica fosse più una necessità mia personale di tramutare il mio “rumore” mentale in qualcosa di produttivo.
Quella lezione, e l’esperienza di Eurikos, sono state un’opportunità immensa di definire al meglio la mia identità professionale e arrivare alla conclusione che forse era vero che il progetto in cui avevo veramente fiducia era legato alla mia crescita personale più che alla creazione di una nuova tecnologia.
L’ENERGIA DELL’AFFETTO
Come mi diceva sempre nonno Mario e anche mio papà: “Marco non essere così complicato perché la vita è più semplice di quello che pensi”.
Allora invece di pensare ho provato a sentire e intuire (mi auguro che il desiderio di essere semplice non mi faccia risultare banale).
Ho sempre avuto una forte attrazione e curiosità nel capire la mia natura, quella umana, il significato dell’esistenza e quale fosse il segreto di una vita serena ed appagante.
La mia intuizione più felice è stata riconoscere in me che l’iper-razionalità e l’iper-emotività potessero convivere pacificamente e che anzi ognuna di esse riuscisse ad esprimere almassimo il proprio potenziale solo collaborando sinergicamente.
Spesso leggevo la frase “l’affetto apre la mente e rende luminose le menti” ma mi sfuggiva l’essenza di queste parole nella mia vita quotidiana.
Credo che la lezione che ho imparato in tutti questi anni di ricerca della mia identità è che se non riesci a comunicare chi sei ti sentirai sempre in uno stato di inesistenza.Forse la realtà è che siamo i nostri affetti in proporzione a quanto riusciamo a riceverne e a darne.
La relazione giusta con noi stessi e gli altri ci fa venire al mondo una seconda volta.
Ho sofferto la prima nascita perché sono stato abbandonato, un vuoto che credevo di non poter mai colmare.
Ora invece mi sto godendo la mia nuova vita che è iniziata da quando sono riuscito a ritrovare l’affetto della famiglia, della mia fidanzata, dei miei amici e di tutti coloro che hanno speso un pò del loro tempo per accompagnarmi nel mio percorso.
Trovare il coraggio di farsi vedere e raccontarsi è un bellissimo modo per ritornare ad una vita piena e soddisfacente.
La morte improvvisa e ingiusta di un mio caro mi ha permesso di giungere alla dolce scoperta, per la mia esistenza, che la reale “immortalità” si cela nella memoria di chi ci ha amato e dell’affetto che riusciamo a tramandare a coloro che dopo di noi sapranno cogliere il nostro messaggio.
L’essenziale è saper cogliere l’affetto degli altri a prescindere da quale tempo o spazio giunga.
È il messaggio la cosa più importante, non i messaggeri.
“È soltanto nelle misteriose equazioni dell’amore che si può trovare ogni ragione logica”
(John Nash)
DOPO AVER LETTO HARARI
Il vero Dio (o meglio l’essere umano come vorrebbe essere) è semplicemente una scimmia che ha osato amare oltre i suoi limiti e si è evoluta.
Tutto il resto è Archeologia.
INIZIARE DA UNA DOMANDA
Nascere con la domanda: perché mia madre mi ha abbandonato?
Mi ha condotto a trovare le mie risposte e sentirmi di nuovo a casa.
È facile capire l’affetto di un abbraccio, più difficile quello di un abbandono.
Ho incontrato tante persone nella mia vita che si sono sentite abbandonate e una dopo l’altra si rafforzava la promessa che avevo fatto a me stesso di trovare la mia risposta.
IL CANALE DI COMUNICAZIONE
La mia Professoressa di Storia dell’Arte del Liceo ci fece studiare “Storia dell’Arte” di Ernst Gombrich integralmente.
Rimasi affascinato dalla frase scritta sul retro:
“La pittura può servire all’analfabeta come la scrittura a chi sa leggere”
(Gregorio Magno)
Ho pensato che i social network fossero il luogo ideale in cui comunicare emotivamente alcune idee a cui avevo riflettuto in questi anni e iniziare una specie di contaminazione culturale per innescare una qualche reazione in chi mi potesse leggere.
Un tempo c’era il problema dell’analfabetismo classico mentre oggi si discute di “analfabetismo emotivo“.
Mancano le mappe emotive per interpretare la realtà che ci circonda insieme a tutto ciò che possiamo sapere e capire a livello cognitivo.
Insomma abbiamo dei modelli mentali che hanno creato un “mindset” ad altissimo livello ma l’intelligenza emotiva e il nostro “heartset” sta soffrendo tantissimo.
L‘UOMO A MISURA D’EMPATIA: LE PROPORZIONI DELL’ESSERE UMANO COME SPECCHIO DELL’UNIVERSO
Una volta lessi che un famoso scienziato definiva l’universo in un modo del tutto nuovo e sorprendente.
Sosteneva che l’universo, che per lungo tempo abbiamo osservato da un punto di vista meccanico cercando di capirne il funzionamento, si comporta in realtà dinamicamente come un gigantesco pensiero.
Quando ero piccolo ricordo con tenerezza che prima di dormire avevo l’abitudine di
fantasticare, di immaginare scenari impressionanti ed immergermi in visionarie passeggiate.
Una notte mi sarei potuto trovare nel bel mezzo di una galassia ai confini dello spazio, percepivo una sensazione simile alla dissolvenza, mi sentivo che ogni particella di cui ero fatto si stava amalgamando senza fatica con quell’immensità.
E mi sentivo in pace, accolto, come se quello fosse un luogo sicuro in cui la mancanza di confini non spaventava ma dava sicurezza e serenità.
Con lo stesso fervore la notte successiva ero invece reincarnato in una formica, catapultato in un microcosmo in cui però tutto ciò che ero non mutava; potevo pensare alla mia nuova condizione da una prospettiva diversa, più piccola, ma ero sempre io.
Questa cosa mi faceva riflettere sulla possibilità di risvegliarmi in altre spoglie, di non essere per forza confinato nell’aspetto che conoscevo.
Questo pensiero mi accompagna tutt’oggi.
A volte sedendomi in giardino di sera, in quel momento in cui mi sento completamente
rilassato e nella penombra non vedo e non percepisco il mio corpo, mi torna alla mente quel bambino e ho la forte sensazione di non avere dei precisi confini corporei e che in quella particolare condizione mi sento parte di un tutto che spesso sfugge alla percezione.
I bambini hanno percezioni molto amplificate e io dopo molti anni mi fido ciecamente di quello che avevo sentito nell’infanzia.
L’ultimo ma non meno importante sogno ad occhi aperti era legato al significato della mia vita e al valore che essa potesse avere.
Vedevo dall’alto eserciti sconfinati in battaglia, moltitudini di soldati che si massacravano.
Era una visione quasi storica perché mi trovavo in qualche scenario passato e la mia coscienza mi faceva chiedere: “Che valore ha la tua vita se solo per uno stravagante caso non sei nato soldato e non ti trovi in mezzo a qualche massacro di altri tempi?”.
Mi chiedevo insomma che differenza c’era tra la vita che in quei pochi anni avevo conosciuto e quella che poteva esserti strappata da una freccia scoccata dal fato nel mezzo di una mischia.
Questi interrogativi così ben metaforizzati in giovane età mi riportano all’idea con cui ho iniziato questo racconto.
Sono sicuro che l’essere umano può essere considerato come quella parte di universo che riflette sé stesso.
L’uomo rappresenta per così dire l’autocoscienza di quello sconfinato pensiero che è l’universo.
Mi piace pensare che da piccolino non ero io a fantasticare sulla vita ma in verità grazie alla purezza che solo i bambini hanno, l’universo in me riusciva a sognare sé stesso.
NON È IL MIO TRUMAN SHOW
La realtà è meglio di così.
Nessun mondo o universo virtuale potrà mai sostituire la Natura.
Mi dispiace di fare sempre il bastian contrario ma dopo un po’ uno si stufa di rimanere ad osservare per paura di dire la propria opinione ed essere mal interpretato.
Dopo aver assistito alla follia di questo progetto del Metaverso mi sono accorto che non potevo essere peggio di così dopo tutto.
Avevo promesso che mi sarei connesso al Metaverso solo quando avrei avuto chiara la strategia da seguire.
Ed eccomi qua a scaricare un po’ di informazioni diverse per proporre un’alternativa a questa oggettiva distopia.
Qual è la paura più grande di un innovatore?
Che arrivi qualcuno che lo sostituisca ovviamente.
Per me i Re della tech industry sono nudi e non c’è partita se si gioca da soli.
Ma veramente pensavano che nessuno reagisse?
Hanno visto come finisce The Truman Show?
Non puoi invadere una cultura, parlo di quella italiana, con un modello americano del tutto innaturale per la nostra mentalità e pretendere che non ci sia un rigetto (parlo per me).
Prima o poi gli incantesimi svaniscono, ci si sveglia dai sogni degli altri e si inizia a credere nel proprio.
È il cervello la risorsa più preziosa, non internet, non l’iPhone o altri aggeggi del genere.
L’ITALIA CHE SOGNO È SVEGLIA
Gli italiani che ricordo io non sono stati leoni da tastiera che hanno rinunciato alla realtà:
Leonardo Da Vinci, Enrico Fermi, Dante, Dario Fo, Umberto Eco, Camilleri, Piero Angela,
Borsellino, Michelangelo, Pico Della Mirandola, Colombo, Marco Polo, Leopardi, Galimberti, Rizzolati, Rovelli, Baricco, Don Luigi Ciotti, Gino Strada, Odifreddi, Recalcati, Zagrebelsky
etc..
Questa è la nazionale che deve vincere i mondiali, con tutto il rispetto per Mancini e il calcio.
Gli italiani hanno un patrimonio culturale infinito, non lasciamoci schiacciare da dei “conquistatori” che pensano di insegnarci a costruire il futuro.
L’abbiamo scoperta noi l’America non il contrario!
Abbiamo inventato noi la civiltà come la conosciamo oggi, impegnamoci anche per quella di domani!
Amo troppo l’Italia, non scordiamoci la nostra identità di inventori di futuro!
WELTANSCHAUUNG: ABBRACCIARE IL MONDO
Questa definizione sulla visione del mondo mi ha ispirato molto nel riconoscere il bisogno di esprimere alcuni miei pensieri.
Qualsiasi teoria per me dovrebbe abbracciare con affetto la mente e il cuore di chiunque ne venga a contatto.
“Weltanschauung è una bellissima parola che gli autori di lingua tedesca (tra i quali Freud e Jung) dichiarano pressoché intraducibile e i non tedeschi lasciano volentieri non tradotta, concedendosi di interrompere il flusso del loro dettato perché consapevoli che un equivalente di fatto non esiste.
Un corrispettivo italiano potrebbe essere “visione del mondo”, dal momento che, nel composto tedesco, è presente, insieme al sostantivo Welt che significa “mondo“, un
“vedere a” o, anche, un “vedere su” (anschauen).
Preferibile, secondo me, è la traduzione “concezione del mondo”, non perché s’approssimi di più al termine tedesco, ma perché in grado di veicolare significati ulteriori, opponendo alla pregnanza dell’originale la promessa d’un non inferiore, non meno ricco raccolto semantico.
Il termine “concezione” rimanda intanto al concetto, al Begriff, ovvero all’abbraccio, al prendere, al tenere insieme, e vale “abbraccio del mondo”
STRADA GAME
Il deterrente nucleare ha sicuramente concesso una lunga tregua post seconda guerra mondiale.
Ma è un’illusione.
La guerra si è perpetrata nel settore finanziario, ha solo cambiato volto, attraverso un meccanismo cinico e nichilista che sta consumando le risorse del pianeta e mettendo in ginocchio le persone.
La bolla e la svalutazione del concetto di denaro è rappresentata da coloro che possiedono il 40 % dei capitali.
Gino Strada racconta questo scenario apocalittico di disuguaglianza sociale in cui 400 persone possiedono la maggior parte del patrimonio dell’umanità.
Sulla terra abbiamo il necessario per vivere tutti dignitosamente e dovremmo sentirci più responsabili di questa nostra condizione.
Siamo quasi 8 miliardi e bisognerebbe pensare ad una finanza più umana e solidale con il prossimo.
E = mc^2: L’EQUAZIONE DELL’AFFETTO
E = mc^2 per me ha sempre avuto un significato più affettivo che puramente fisico.
La metafora a cui pensavo è che l’energia dell’affetto è pari alla massa del nostro cuore per la velocità della luce al quadrato.
Ho percepito questo messaggio in quella semplice formula enigmatica e affascinante,anche dopo averne studiato il senso fisico e l’applicazione ingegneristica nucleare.
Forse vedevo il significato che desideravo avesse per me e per gli altri.
È bello identificare in una delle equazioni più famose al mondo, che spiega il mistero e la natura dell’energia dell’universo, anche l’essenza e il motore dell’essere umano.
“La vera scoperta non sta nel trovare nuovi territori ma nel vederli con occhi diversi”
(Marcel Proust)
UN TRIBUTO E IL RAMMARICO DI EINSTEIN
Ho tentato di relativizzare il significato fisico assoluto dell’equazione fondamentale della
Relatività Ristretta di Einstein.
Cercare di vedere un contenuto alieno al formalismo scientifico della formula mi ha permesso di esercitare la trasmutazione dei significati verso una polisemia che vorrebbe aggiungere pathos all’immensità della visionarietà del suo creatore.
Einstein era rimasto molto turbato dalle applicazioni belliche dei suoi studi.
Raccontava che avrebbe preferito fare l’orologiaio se avesse previsto la bomba atomica e la devastazione a cui era destinata la sua scoperta.
Percependo forte, dalla sua lettura, questo suo rammarico mi è sembrato bello poter ricordare il suo genio associando alla carriera di scienziato un messaggio di amore verso il
genere umano, di fiducia nel futuro e nel prossimo.
Una sua frase famosa recitava così: “Due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, ma riguardo l’universo ho ancora dei dubbi”
Spero che con questa mia personalizzazione e rielaborazione non si levi ogni dubbio.
LA SCIENZA DI PINOCCHIO
La Scienza è amore per la conoscenza.
Il lavoro dello scienziato è quello di indagare la Natura e scoprire i suoi misteri.
Quando il pensiero scientifico inizia a dare delle risposte concrete sul funzionamento del
cervello umano è dovere della Scienza fare buona divulgazione.
Siamo nel 2021 ma nessuno, a parte un’élite, sa spiegare o immaginare che cosa voglia dire che la realtà è quantizzata.
Ma è passato più di mezzo secolo dagli albori della teoria quantistica.
Comprendendo la priorità delle informazioni che la Scienza può trasmettere all’essere umano ho intuito che non si dovesse attendere altri 100 anni per spiegare come il cervello sia altamente plastico e che grazie all’apprendimento affettuoso, durante la propria vita, avviene un’interazione significativa tra l’evoluzione culturale e quella biologica.
La scoperta dei neuroni specchio dimostra che possiamo pensare e sentire l’altro.
Costruire una civiltà fondata sull’empatia.
Questa è la mia fede nella Scienza, la fede nell’Amore.
Siamo come Pinocchio, l’affetto unito all’apprendimento ci permette di evolvere e diventare delle persone vere.
RICONNETTERE LE PERSONE
Sono le emozioni e la capacità di esprimerle che connettono gli esseri umani.
Nessuna tecnologia potrà mai sostituire il nostro cervello.
La solidarietà verso il prossimo è a portata di neuroni non di circuiti elettrici.
IL MIO TEMPO
Che senso ha studiare la fisica del tempo escludendo la percezione che può averne
l’osservatore?
(la fisica moderna ci dice che non possiamo mai escludere l’osservatore dall’esperimento
perché è sempre coinvolto attivamente, la Natura in pratica non può essere indagata senza considerare l’influenza del detective quindi bisogna guardare sia puntando il cannocchiale verso le stelle che anche dentro di noi)
Vi racconto cosa ho pensato in questi anni, è solo il punto di vista della mia osservazione.
Quando è mancata mia nonna Lucia ho percepito la sensazione di aver perso la cognizione del tempo.
Sono stato attratto dalla Fisica perché ero curioso di capire quale fosse il significato più profondo della percezione del tempo, al di là della sua definizione scientifica.
Rendere affettivamente e contestualmente determinati rispetto alla nostra consapevolezza
quotidiana dei concetti astratti come lo spazio e il tempo è un esercizio molto efficace per provare a svelarli il più possibile.
La Relatività Speciale ci suggerisce che il tempo non sia assoluto ma, come già ricorda il nome della teoria, relativo.
Ma relativo a chi?
All’osservatore o meglio al sistema di riferimento dal quale assistiamo all’evento.
In Fisica si considerano particelle e sistemi ad esse associati solitamente.
E se si considera un sistema più complesso dotato di coscienza ma fatto di un gigantesco
numero di particelle come l’essere umano?
Ecco io mi sono posto questa domanda dopo la morte di mia nonna perché avevo provato
una forte emozione che dovevo in qualche modo razionalizzare.
Dopo anni di studi e ragionamenti ho intuito che secondo la mia percezione del tempo,
esso, a livello psichico può contrarsi o dilatarsi come predice e spiega anche la teoria di
Einstein.
Ma che cosa significava questa cosa?
Altra domanda.
Ho provato a immaginare che la mia consapevolezza determinasse quella percezione e che
la dilatazione o la restrizione del tempo dipendesse dal mio stato di coscienza più o meno
alterato dalle vicissitudini della vita.
Vivere è come stare in un gigantesco laboratorio in cui si è sia gli sperimentatori che gli esperimenti.
Essendo un fanatico della natura umana ovviamente ho utilizzato me stesso come cavia
per il mio esperimento…volevo conoscere la mia realtà.
A quel punto dopo molti anni sono giunto alla conclusione che, come esiste un tempo
proprio nella teoria della Relatività quando si considera il tempo misurato dal sistema di
riferimento della particella che si sta muovendo, allo stesso modo io vivevo una mia dimensione spazio-temporale legata al mio stato psichico e di coscienza.
Ma a quel punto mi sono domandato un’altra cosa.
Se a volte ho la sensazione che il tempo mi sfugga di mano mentre altre che sia quasi
fermo allora cos’è che determina le oscillazioni di questo scorrimento?
La mia risposta è che, grazie ad un approccio empatico per il quale riusciamo a godere e cogliere l’affetto che può trasmettersi attraverso la nostra interazione con la realtà,
impariamo ad instaurare una relazione con il tempo che ci permette di gestirne la percezione.
Non sto dicendo che siamo dei maghi che controlliamo il tempo ma semplicemente che
un altro effetto positivo dell’intelligenza emotiva è poter gestire al meglio la nostra personale percezione del tempo e ovviamente anche dello spazio.
In pratica siamo tutti osservatori coscienti immersi in una realtà condivisa in cui il segreto è sviluppare proprio la capacità di “sentirla”.
Possiamo quindi gestire la nostra dimensione spazio-temporale e ottenere così un
contatto più intimo con la nostra natura e quella della realtà che ci circonda.
La gravità è la misura della deformazione spazio-temporale legata alla massa dei corpi e in un certo senso l’affetto è la misura del “peso” che ha la nostra presenza psichica all’interno
del tessuto relazionale in cui siamo inseriti.
Ps: quando penso mi sembra di fermare il tempo ed è per questo che a volte mi sento
vecchissimo, a parte i miei acciacchi da trentenne, come se avessi 5 o 6 volte la mia età anagrafica.
Con pensato affetto, Marco.