Letteratura

L’origine del populismo nella Russia zarista

La società russa della fine del XIX secolo era caratterizzata da una forte arretratezza economica e sociale. L’economia, al contrario delle grandi potenze europee, si basava ancora per la maggior parte sull’agricoltura e l’industria tardava a svilupparsi, se non in un qualche centro urbano come San Pietroburgo. I servi della gleba costituivano ancora l’85% della popolazione, mentre i nobili proprietari terrieri, che pure rappresentavano meno dell’1%, detenevano gran parte del potere economico, anche perché era quasi assente una borghesia in grado di contrastarli e in tal modo di garantire una economia più diversificata.

Lo zar Alessandro II (1855-1881), in una Russia sempre più chiusa e isolata dal panorama industriale che si andava a delineare in Europa Occidentale, cercò di modernizzare il paese abolendo la servitù della gleba (1861) e istituendo gli zemstvo (1864), ovvero delle assemblee elettive provinciali, formate da membri che provenivano sia dalla nobiltà, sia dalla borghesia che dal mondo contadino. Gli zemstvo vennero creati con lo scopo di differenziare l’amministrazione locale, cercando di limitare l’influenza e il potere che avevano i nobili nel mondo contadino, anche se in realtà tale riforma non ebbe il successo sperato, dato che la nobiltà, alla fine, mantenne i propri privilegi. 

Fallimentare, almeno in una fase iniziale, fu la liberazione dei servi della gleba, dal momento che i contadini non avevano i mezzi finanziari per poter riscattare la terra dai nobili e quindi ritrovandosi, alla fine, a dover lavorare per loro oppure andando ad aumentare la massa di lavoratori disoccupati delle città. 

In questo clima di riforme inefficaci, che non fecero altro che aumentare il dissenso da parte delle classi più povere della società, si sviluppò un movimento politico di protesta chiamato “populismo”. Con il termine “populismo” si intende storicamente un movimento culturale e politico sviluppatosi in Russia nella seconda metà dell’Ottocento, che vedeva nel popolo russo e nella sua tradizionale organizzazione comunitaria la base per realizzare una società di stampo socialista e collettivista, intraprendendo, in questo modo, un percorso diverso da quello dell’Occidente capitalista.

 Lo scopo degli intellettuali che appartenevano al movimento, per lo più studenti, era quello di educare il popolo, al fine di sviluppare una vera e propria coscienza di classe e di attuare una rivoluzione sociale nella Russia zarista.

Si andarono a creare delle vere e proprie assemblee popolari, dove gli studenti e gli intellettuali aizzavano le masse contro il potere zarista, diffondendo progetti politici quali la distribuzione delle terre ai contadini e cercando di educare la gente dei campi al senso della libertà allo spirito del socialismo, facendo leva anche sulla forte rabbia sociale del tempo. 

In casi estremi i movimenti populisti si indirizzarono verso vere e proprie azioni terroristiche, delle quali rimase vittima lo stesso zar Alessandro II.

Gli obiettivi che questi giovani studenti si erano fissati non vennero mai raggiunti. La nobiltà mantenne i propri privilegi e una rivoluzione vera e propria non ci fu, se non qualche sommossa a livello popolare, repressa subito nel sangue dalla guardia zarista. 

Il problema principale di queste masse, come segnala anche il celebre autore Dostoevskij in Delitto e castigo, è la mancanza di una coscienza di classe, di una identità, che successivamente si svilupperà con la corrente bolscevica e conseguente Rivoluzione d’ottobre. A questo si deve aggiungere il basso di livello d’istruzione e di alfabetizzazione da parte dei contadini, che li rendeva delle pedine, in alcuni casi, in mano ai politici o intellettuali che ne potevano manipolare le menti e indirizzare l’odio e le paure verso dei problemi o nemici inesistenti. 

Di questa esasperazione sociale seppero farne un gran uso gli ultimi due zar, ovvero Alessandro III (1881-1894) e Nicola II (1894-1917) i quali fecero leva sul nazionalismo. Dinnanzi ai problemi che affliggevano la Russia di fine Ottocento e inizio Novecento, come la mancanza di infrastrutture, di politiche economiche volte ad eliminare le malattie legate alla malnutrizione e un progresso che aveva toccato a malapena il paese, gli zar diedero colpa della situazione sociale agli ebrei oppure al “malvagio Occidente capitalista”. 

Guidati molte volte dalla guardia nazionale o aizzati dai politici, i cittadini e i contadini rivolsero il loro malcontento contro gli ebrei, attuando dei massacri che in Russia presero il nome di pogrom. Gli ebrei furono costretti ad emigrare verso gli Stati Uniti o negli altri paesi europei; in questo modo la Russia perse l’unica classe mercantile del proprio paese e una grande quantità di capitale.

Il populismo nacque come un movimento dedito all’educazione e scolarizzazione del popolo, con l’intento di sviluppare una coscienza di classe ai contadini e una conoscenza base per non essere più sfruttati dalla classe nobiliare e favorire una più equa ripartizione delle terre, ma alla fine le masse popolari si ritrovarono alla mercé dei loro leader che indirizzarono la rabbia e il malcontento popolare verso i loro scopi politici o economici. 

Il popolo russo solamente con la rivoluzione d’ottobre (1917) acquisterà una prima base di coscienza di classe, anche se l’avvento al potere della figura di Stalin (1922-1953) porterà solamente ad una sostituzione della classe nobiliare con i burocrati statali, lasciando le masse popolari in miseria e sottoposte alla rigida ideologia dello Stato.

Bibliografia

A.Brancati, T. Pagliarani, Dialogo con la storia e l’attualità, vol. 3, Rizzoli Libri S.p.A., Milano 2017, cap. 2.

F. Dostoevskij, Delitto e castigo, Mondadori, Milano, 2021.

Hans Rogger, La Russia pre-rivoluzionaria. 1881-1917, Bologna, il Mulino, 1992

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