Populismo Penale, tra giustizialismo e garantismo.
“Il populismo giudiziario ricorre tutte le volte in cui il Magistrato pretende di assumere un ruolo di autentico rappresentante o interprete dei reali interessi e delle aspettative di giustizia del popolo, al di là della mediazione formale della legge ed altresì in una logica di supplenza se non addirittura di aperto conflitto con il potere politico ufficiale (1) .
Se dovessimo dare una definizione di populismo giudiziario, potremmo fornire molteplici definizioni:
- il populismo penale può essere definito come la tendenza a riformare il diritto e la procedura penale in senso illiberale ed antigarantista con lo scopo di raccogliere il consenso dell’elettorato in senso demagogico, riformando il diritto penale creando “un sistema di tutela diseguale e lesivo dei diritti fondamentali” (Ferrajoli);
- secondo Roberts “il populismo penale consiste nel perseguimento di un insieme di politiche penali per guadagnare voti anziché ridurre i tassi di criminalità”. (2) .
- Secondo Cornelli, nel libro “ Contro il Panpopulismo “, il populismo penale è indirizzato a colpire gli estranei (xenos, alienus) alla comunità etica dei cittadini per bene o verso l’ élite corrotta che impediscono al popolo di essere compiutamente sovrano. Il populismo giudiziario dunque si caratterizza per la dimensione tecnica delle legislazioni e giurisdizione sostituita dalla galvanizzazione dell’opinione pubblica.
-Le Origini del populismo giudiziario.
L’origine del populismo può essere ricondotto innanzitutto in sud America. Studiosi del populismo sudamericano sono Ernest Laclau e Enrique Dussel. Anche se il termine populismo deriva dal russo narodnicestvo designazione di un movimento di giovani intellettuali che prese forma organizzativa dopo il 1870, caratterizzato dall’idealizzazione delle masse contadine.
Secondo Laclau nel libro “Ragione Populista” il populismo è sempre stato ravvisato come un eccesso pericoloso, avendo il popolo rimpiazzato la categoria delle classi sociali e il politico in quanto tale ha integrato la costruzione del popolo stesso. La categoria ha sempre un contenuto, un concetto, direbbe Karl Marx, riprendendo un estratto del suo libro(3):<<Tutti gli economisti commettono l’errore di considerare il plusvalore non semplicemente in quanto tale [la categoria di popolo] ma nelle forme particolari di profitto e di rendita[ utilizzando tale categoria nelle sue forme derivate di populismo]>>.
Il populismo è un modo di costruire il politico, sicché in epoca contemporanea non c’è intervento politico che non sia populista.
Il populismo non è un’ideologia, ma una dimensione della cultura politica presente in movimenti diversi tra loro: è pertanto insensato tentare di identificarne i contenuti universali.
Per Laclau il populismo è soprattutto un aspetto della costruzione dell’identità sociale contemporanea in grado di condensare un’ampia varietà di antagonismi che generano specifiche richieste politiche, intese come richieste di inclusione nel sistema che, in assenza di soddisfazione, si accumulano e si trasformano in esplicite rivendicazioni: la pluralità di tali antagonismi configura il gruppo variegato di coloro che si trovano in posizione subordinata e hanno elaborato richieste di riconoscimento non soddisfatte.
A quel punto si produce una distinzione nello spazio sociale: da un lato il “noi-popolo”, dall’altro i “loro-potere”. È questo per Laclau il fondamento del populismo, che diventa tale attraverso l’elaborazione di un sistema stabile di significati collettivi in grado di mobilitare i gruppi alla ricerca di inclusione e soddisfazione. Il populismo presuppone dunque la costruzione di un’identità popolare generata dalle esclusioni sociali che vengono prodotte dal sistema sociale e politico: la convergenza delle richieste democratiche, eterogenee per definizione, produce il passaggio a una soggettività populista. Ciò è possibile soltanto se il populismo stabilisce una frontiera interna alla società tra popolo e potere, producendo così un antagonismo radicale che interroga il meccanismo della rappresentanza, fondamentale per il governo delle democrazie liberali contemporanee. In quest’ottica il populismo presenta il popolo come unico rappresentante del “tutto”, mirando alla costruzione di un’egemonia culturale attraverso la produzione di nomi, simboli e significati in grado di superare la disaggregazione dell’ordine sociale. Ed è allora per questo motivo che il populismo rappresenta più una logica politica che non un movimento, un’ideologia o un sistema di relazioni sociali.
Per Enrique Dussel il termine populismo, come Laclau, deriva dal termine “plebe” che si trasforma in “popolo”. Il popolo diventa attore collettivo , diventa popolo, inteso come “popolo per sé” quale movimento sociale, ed il nazionalismo, dice il filosofo Argentino, assume proprio questa categoria di popolo per sé cavalcando i bisogni insoddisfatti assumendo consenso.
Il concetto di popolo si origina nel momento in cui la comunità politica si scinde , perché il blocco storico al potere smette di costituire una classe dirigente, direbbe Antonio Gramsci: <<Se la classe dominante ha perduto il consenso, cioè non è più dirigente, ma unicamente dominante, detentrice della pura forza coercitiva , ciò significa che le grandi masse si sono staccate dalle ideologie tradizionali e non credono più a ciò a cui prima credevano>>(4).
Dalla perdita di consenso si incomincia a reprimere il popolo e il blocco repressore diventa classe dominante.
Il popolo per sé è l’autocoscienza del popolo che permette di diventare attore collettivo e costruttore della filosofia futura: il consenso critico del popolo come dissenso di fronte all’antico consenso divenuto ideologia di dominio mediante una prassi repressiva del blocco storico in crisi di legittimità. Il populista può essere definito come la confusione tra il proprio del popolo(blocco sociale degli oppressi) con la comunità politica per intero.
Il populismo, intendiamoci chiaro, è un fenomeno sociale, frutto di una crisi della politica ma anche dell’economia e della cultura di un paese.
Il populismo, abbiamo detto, nasce prima in Russia e si evolve in Sud America bastino gli esempi di José Antonio Primo de Rivera, Peròn, , Chavez, Vargas, Pinochet, Castro, Luis Inacio Lula da Silva, caratterizzati tutti da un unica caratteristica, ovvero dall’ unione in nome di una cultura, di una comunità ovvero di una ideologia permeante.
É un fenomeno sociale che prende forma sviluppandosi attraverso una forte leadership carismatica che è al centro della battaglia che il movimento deve condurre prima per emergere e poi per conquistare il potere.
Il leader populista deve possedere la qualità di outsider esente da ogni contaminazione con il mondo politico che si propone di spazzare via per rigenerare dalle basi la comunità popolare che lo sostiene. Tale condizione di partenza deve trovare riscontro nel suo stile politico, nei suoi gesti, nei suoi comportamenti.
Il leader populista deve avere audacia e capacità di trarre gioia dagli atti di sfida, una volontà di gioia, una convinzione fanatica di avere in possesso l’unica volontà, ha un’attitudine all’odio appassionato e disprezzo del presente.
Secondo Lewis Bernard(5) il populismo <<significa, contemporaneamente, movimento verso il popolo, in favore del popolo, che fa eco al popolo, e strategia di seduzione del popolo, tentativo di irretirlo con l’adulazione per dominate meglio o conquistare il potere politico>>. Il populismo, nell’Italia come nell’Europa del ventunesimo secolo , fa coesistere in sé tanto l’idea di demo-filia quanto di demagogia inclinandosi verso una strumentalizzazione cinica del popolo.
Il populismo pertanto può essere definito come una <<corruzione ideologica della democrazia, ovvero una demopedia (Proudhon) cioè la cura di istruire ed educare il popolo, in vista di fini universalizzabili>>(6).
Il populismo penale negli anni ’90 inizia a diventare una categoria interpretativa per capire le trasformazioni in atto nelle politiche penali degli USA.
Un autore, Wood William Robert nel suo libro “Punitive Populism” disse che alla base del populismo giudiziario vi è l’idea che il sostegno pubblico stesse diventando un motore fondamentale del processo pubblico e dei cicli elettorali, con il risultato di provocare il ricorso a sanzioni più afflittive e prolungate nel tempo, indipendenti dalla loro capacità di ridurre il crimine e di rimediare ai suoi Danni, è quindi la volontà di rassicurare la popolazione. La diffusione del populismo penale riflette dei cambiamenti che intervengono nella formulazione delle politiche penali e nell’amministrazione della giustizia.
Secondo il criminologo David W. Garland (7) “la politica penale ha cessato di essere delegata dagli schieramenti politici a professionisti esperti per diventare tema di primo piano nella competizione elettorale” vedendosi attuata una applicazione intransigente del diritto penale con un impegno delle iniziative legislative volte ad introdurre nuove forme di reato, inasprire il trattamento delle sanzioni, limitare il ricorso a misure alternative al carcere ed a rafforzare l’impianto punitivo del diritto penale ( Tolleranza zero applicata dal sindaco di New York Rudolph Giuliani e teorizzata da Loic Wacquant e Alessandro De Giorgi) il cosiddetto “diritto penale del nemico”.
Elemento peculiare del populismo è diventata la spettacolarizzazione del crimine e del processo penale, ad esempio In Italia la questione di Mani Pulite rappresentata dal pubblico ministero Di Pietro il quale spettacolarizzò il caso Craxi. Nel caso di Di Pietro si può parlare di “neopopulismo giustizialista” perché nelle sue dichiarazioni e nei suoi comizi si poteva riscontrare un atteggiamento ideologico che, sulla base di principi e programmi genericamente ispirati al socialismo esalta in modo demagogico e velleitario il popolo come depositario di valori esclusivamente positivi.
John Pratt la chiama la “glamourizzazione dei media” che provoca allarme sociale ed alimenta la paura dell’opinione pubblica, incoraggiando una risposta emotiva, violenta, orientata verso un trattamento sanzionatorio più severo.
Manconi nel 2020 ne “Per il tuo bene ti mozzerò la testa: contro il giustizialismo morale”(8) definisceil populismo penale come “l’esasperata drammatizzazione dei crimini allo scopo di stimolare e coltivare i sentimenti di Inquietudine e Paura dell’opinione pubblica e di incoraggiare più gli stati emotivi che le attitudini critico-razionali”, tale concetto viene richiamato anche da Nicola Tranfaglia nel libro “Populismo, un carattere originale nella storia d’Italia” nel quale espone l’idea che il populismo suscita Rancore e Paura nel popolo mediante i propri discorsi demagogici.
David Garland nel suo scritto “La cultura del controllo: crimine ed ordine sociale nel mondo contemporaneo” disse che la copertura selettiva dei fatti di cronaca da parte dei mezzi di informazione di massa e la centralità che essi accordano alla prospettiva della vittima possono distorcere la percezione pubblica della criminalità , nel senso dell’enfatizzazione e drammatizzazione del fenomeno.
Una delle maggiori cause dell’avanzata populista è riconducibile alla crisi dello stato sociale ( Welfare State): da un lato la contrazione dell’intervento pubblico nella sfera economica creerebbe i presupposti della diffusa e crescente insicurezza sociale alla base della paura nella criminalità.
Una delle tecniche riconducibili al controllo in senso populista è assoggettabile alla teoria della “Tolleranza Zero” derivante dalla “teoria delle finestre rotte” ( James Wilson e Kelling).
La Tolleranza Zero è un sintagma che designa una politica criminale in riferimento ad una particolare categoria di trasgressioni, ed infatti viene applicata nelle scuole ad esempio per il controllo del traffico di sostanze stupefacenti.
-Evoluzione del populismo penale. Perchè il populismo penale è funzionale al populismo politico?
Per capire l’evoluzione del populismo penale mi servirò di alcune nozioni adottate dal’ avvocato e professore di diritto penale presso l’università di Bologna Alma Mater Studiorum, Vittorio Manes ed in particolare le nozioni espresse nel suo libro(9) “Giustizia mediatica. Gli effetti perversi sui diritti fondamentali e sul processo”. Il garantismo, ovvero l’opposto del giustizialismo, non è solo il sistema di limiti del potere punitivo e di garanzia delle libertà delle persone da punizioni eccessive o arbitrarie. É un sistema di regole razionali che garantiscono l’accertamento plausibile della verità processuale: è la razionalità che non viene accettata dalla gran parte dell’opinione pubblica.
Il populismo penale diviene funzionale al populismo politico nel momento in cui vi è convergenza tra la tendenza di questo a definirsi sulla base dell’identificazione di nemici e quindi diventa il paradigma del diritto penale del nemico, infatti tutti i populisti hanno bisogno di legittimarsi mediante un nemico o attraverso più nemici: che sia la Francia, o l’Unione Europea, oppure l’Onu, oppure l’elites, i migranti, i soggetti deviati(10). L’ autoidentificazone degli eletti con il popolo sovrano, le aggressioni alle elites, razzismo, la paura per i crimini strada, l’intolleranza del dissenso , il fastidio per il pluralismo , il vittimismo permanente. Tali elementi appena enunciati sono gli elementi costituenti la logica del nemico. Ricordiamo che il populismo non conosce cittadini ma solo amici o nemici (11). Il Populismo concepisce la giustizia penale come una guerra contro il male e l’insicurezza come emergenza quotidiana che richiede di essere rappresentata, drammatizzata e spettacolarizzata. Il populismo mediatico alimenta ed interpreta il desiderio di vendetta su capri espiatori. Il populismo penale dunque configura l’irrogazione di pene come nuova e principale domanda sociale e come risposta a gran parte dei problemi politici.
Ad esempio, nella politica contro i migranti di questi ultimi anni si può riscontrare un approccio squisitamente populistico. Infatti i decreti sicurezza del Governo Conte I ha ridotto le forme di integrazione, sopprimendo il permesso di soggiorno per motivi umanitari, in quanto è stata introdotto un sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPAR) e dai centri di accoglienza straordinaria di decine di migliaia di migranti.
Ad esempio la legge di estensione dei presupposti di legittima difesa dove viene soppresso il requisito della proporzionalità tra difesa ed offesa, con l’aggiunta che in caso di violazione di domicilio tale requisito ricorre sempre, senza valutazione del giudice: l’inviolabilità del domicilio e dei beni viene anteposta all’inviolabilità della vita umana.
Ad esempio, Le politiche populiste consistenti nel perseguimento del consenso popolare attraverso violazioni dei diritti umani: il Caso Aquarius, il caso Diciotti e Sea Watch: in tali casi si sono riscontrati reati come sequestro di persona ex art 605 c.p., violazioni di norme penali sull’omissione di soccorso alla Convenzione di Asburgo 1979 che impone di operare salvataggi <<nel modo più efficace possibile>> portando i naufraghi in un porto sicuro, è stato violato il Testo Unico sull’immigrazione del 1998 che vieta i respingimenti di quanti chiedono asilo politico( art 51 Convenzione di Ginevra) nonché dei minori e delle donne incinta o nei sei mesi successivi al parto.
Il populismo quindi esaspera delle politiche che incrementano il razzismo e l’intolleranza attraverso slogan del tipo: “Prima Gli Italiani” “La pacchia è finita” “Con noi o con Putin”.
Tali politiche sono razziste e xenofobe, perché come scrisse il filosofo Michel Focault, non è la causa , ma l’effetto delle oppressioni e delle violazioni istituzionali dei diritti umani la condizione che consente le accettabilità della messa a morte di una pluralità dell’umanità.
Negli ultimi decenni ed in particolare a partire dal 1994, ma già lo si intravedeva nella politica di Craxi, c’è stato un capovolgimento delle lotte sociali: non più di chi sta in basso contro chi sta in alto, ma dei poveri contro i poverissimi, dei cittadini contro i migranti nemico contro cui scaricare rabbia e frustrazione per la crescita di povertà e disuguaglianza.
C’è stato un mutamento della società provocato dalle politiche del lavoro: crescete svalutazione del lavoro, precarizzazione dei rapporti di lavoro e la loro arbitraria differenziazione , la distruzione dell’uguaglianza dei diritti e con essa della solidarietà di classe su cui si basavano le soggettività politiche dei lavoratori e la forma delle lotte sociali.
Le politiche del 1968 avevano introdotto varie novità: lo statuto dei lavoratori L. 300/1970, il nuovo processo del lavoro ex art 409 c.p.c., la riforma della scuola e dell’ Università , la riforma dei servizi sanitari con l’introduzione del Servizio Sanitario Nazionale a seguito della l. 833/1978 emanata dal Governo Andreotti IV , il cui ministro della sanità era Anselmi Tina.
Altre riforme quali la Legge Basaglia l. 180/1978, il divorzio nel 1970, la depenalizzazione dell’aborto, la riforma dell’ordinamento penitenziario le altre riforme garantiste in materia penale hanno portato uno spostamento di potere ai ceti più deboli.
Negli anni ’80 e ’90 ci fu una controrivoluzione in questo senso , ovvero un capovolgimento tra politica ed economia, tra sfera pubblica e sfera privata. Il paradigma è cambiato, è cambiato non in una direzione di rispetto ed inclusione delle differenze , non più la lotta contro le diseguaglianze, bensì lo sviluppo di soggettività e di conflitti identitaria contro le differenze, tale condizione è figlia di un capitalismo compiuto e sfrenato che porta non all’aggregazione ma all’ iperconnessione postmoderna del soggetto strutturato in quanto ente del fenomeno.
——>Soluzioni al populismo italiano:
Non essendoci tante vie risolutive al problema del populismo italiano, oltre quella di educare la popolazione partendo dalla scuola elementare ed arrivando alle scuole superiori, introducendo tematiche che siano trasversali, facendo tutti partecipare alla vita politica e alle attività connesse ad essa, si può però offrire un analisi sintetica ed esegetica del fenomeno populista e dei movimenti connessi ad esso(12) quali Il Fronte dell’Uomo Qualunque, MSI, Lega Salvini Premier, Rifondazione comunista, Italexit, M5S e Fratelli d’Italia- Alleanza Nazionale, delineando delle caratteristiche omogenee dei seguaci di tali movimenti populisti :
- A) Il desiderio di cambiamento indeterminato;
- B) Desiderio di acquisire una nuova vita, una nuova rinascita o nuovi elementi di sicurezza o di orgoglio;
- C) di quei movimenti di massa fanno parte alcuni tipi di soggetti: i disadattati cronici: quei soggetti che, a causa di una carenza fisica o di qualche carenza mentale, non possono realizzare quanto desiderano con maggior ardore;
- D)Fanno parte di tali movimenti anche gli egoisti sfrenati, individui egoisti, costretti da carenze innate o da circostanze innate a perdere fiducia in se stessi;
- E) gli individui di maggiore e minore successo all’interno di una minoranza dedita all’assimilazione in una comunità nazionale sono i più sensibili al richiamo dei movimenti di massa proselitismi;
- F)la tecnica del movimento di massa proselitismo mira ad evocare nei fedeli lo stato d’animo e la forma mentis del criminale penitente;
La Legge Spazzacorrotti l.3/2019 rappresenta uno di questi paradigmi di mutamento del diritto penale, individuando una omogeneità identificativa della genericità del diritto penale del nemico tramandando un utilizzo della punibilità funzionale a legittimare chi lo propugna, dove pertanto la catarsi punitiva del reo serve come meccanismo di evidenziazione contrassegnando quali diversi i suoi promotori, per infine collocarli nell’alveo degli incontaminati dal malaffare. Con tale legge viene a crearsi un diritto penale no limits: infatti vi è un allontanamento progressivo dei canoni di offensività ed extrema Ratio o una dicotomia dei principi di ragionevolezza e proporzione.
Un’altro elemento caratterizzante il populismo penale è rappresentato dalla politica schizofrenica ed incompetente dell’esecutivo guidato dal signor Presidente del Consiglio Giorgia Meloni: mi sto riferendo in particolare al decreto Rave Party d.l 162/2022 il quale introduce l’art 434 bis c.p. con lo scopo di colpire chiunque “realizzi un raduno musicale o avente altro scopo di intrattenimento, da cui possa nascere un concreto pericolo per la salute pubblica o per l’incolumità pubblica”.
Tale disposizione si caratterizza per una descrizione tautologica del fatto penalmente rilevante, per la violazione dei criteri di tassatività e determinatezza dal momento in cui non si determina come e quando si realizza un pericolo per l’ordine pubblico, per l’incolumità pubblica o per la salute pubblica.
La norma si presenta quale reato di pericolo concreto a dolo specifico nel quale si delinea una indefinitezza delle condotte penalmente rilevanti in quanto potrebbero comportare una ibernazione delle libertà e dei diritti fondamentali.
Gli organizzatori e i promotori sono puniti con la reclusione dai 3 ai 6 anni e con la multa dai 1000 ai 10000 euro, mentre per i partecipanti la pena è diminuita di un terzo. La cornice edittale predisposta per gli autori del delitto in questione non trova alcuna giustificazione nemmeno nei reati che possono ritenersi di analoga gravità. Le pene sono elevatissime , la cornice sanzionatoria non persegue alcuna finalità deterrente , ma puramente afflittiva, lontana dai principi di extrema ratio a cui dovrebbe perseguire il diritto penale liberale. In particolare:
- Il massimo edittale di 6 anni consente le intercettazioni di misure coercitive, ivi inclusa la custodia cautelare in carcere;
- La collocazione del Titolo VI e il minimo edittale di 3 anni estendono l’arresto obbligatorio in flagranza ad opera della polizia giudiziaria.
——> L’art 5 del d.l. 162/2022 inoltre interviene sul codice antimafia estendendo l’applicabilità delle misure di prevenzione anche agli indiziati di aver commesso il nuovo reato previsto dall’art 434 bis c.p. al pari di quanto previsto per gli indiziati di reati di associazione mafiosa o di terrorismo ed in totale sfregio ai recenti moniti di proporzionalità pronunciati dalla Corte Costituzionale.
Viene a manifestarsi un sistema di di diritto penale che è centrico ed ametrico, privo di misura.
Un diritto Penale che si sta allontanando dalla tipicità legale del reato, da ogni idea di proporzione come metro di equilibrio interno al rapporto precetto- disvalore- sanzione e come canone generale e trasversale dell’intervento punitivo, coattivo e coercitivo.
Scritto da Luigi Filippo Daniele.
NOTE E BIBLIOGRAFIA:
-Enrique Dussel, CINQUE TESI SUL POPULISMO.
-Ernest Laclau, LA RAGIONE POPULISTA.
-BUTLER J., LACLAU E. , ZIZEK S.-DIALOGHI SULLA SINISTRA, LA TERZA EDITORE
– Proudhon, Solution of the social problem (1849)
(1) Fiandaca, Populismo politico e giudiziario pag. 105 .
(2) Julian Roberts ha conseguito un dottorato di ricerca presso l’Università di Toronto e un LLM presso l’Università di Londra. Nel 2021, è stato insignito del Sellin-Glueck Award 2021 dell’American Society of Criminology per una borsa di studio che considera la giustizia penale a livello internazionale e comparativo.
(3) Per la politica dell’economia, 1859. Karl Marx
(4) Quaderni dal carcere, 1975. Antonio Gramsci
(5) Bernard Lewis (1916-2018) storico britannico.
(6) Tranfaglia ne “Populismo. Un carattere originale nella storia d’Italia” p. 27. Roma, 2014.
(7)La cultura del controllo: crimine e ordine sociale nel mondo contemporaneo, Università di Chicago, 2001.
(8) “Per il tuo bene ti mozzerò la testa: contro il giustizialismo morale”. 2020 Manconi.
(9)Giustizia mediatica. Gli effetti perversi sui diritti fondamentali e sul processo”. Il Mulino, Bologna 2022.
(10)Dichiarazione dei Signor Presidente del Consiglio Giorgia Meloni durante una Conferenza stampa nell’ottobre del 2022.
(11) Luigi Ferrajoli in Criminalia.
(12)E. Hoffer, il vero credente. La vera natura dei movimenti di massa, Castelvecchi, Roma 2013