Testo scritto da Luigi Daniele.
Carlo Rosselli nacque a Roma nel 1899 , laureandosi in Scienze sociali a Firenze nel 1921, insegnando poi a Milano e a Genova.
Carlo Rosselli abbracciò il socialismo alla fine della Prima Guerra mondiale, quando, con Pietro Nenni fondò la Rivista “Quarto Stato” ed in seguito assieme a Gaetano Salvemini, Piero Calamandrei ed Ernesto Rossi fondò simultaneamente all’assassino di Matteotti (1924) il giornale antifascista ed antiregime “Non Mollare!” nel quale scrisse anche il fratello Nello Rosselli.
Nel 1927 Carlo Rosselli venne processato dal Regime Fascista ed obbligato all’esilio nell’isola di Lipari, con l’accusa di aver organizzato con Ferruccio Parri (futuro presidente del Consiglio) Sandro Pertini e Bauer, la fuga di filippo Turati in Francia.
Nel 1929 Rosselli riuscì a fuggire insieme a Fausto Nitti raggiungendo la Francia.
È In esilio che Rosselli edifica quella che fu la sua opera più significativa ed importante, ovvero “Socialismo liberale” scritto tra il 1928 ed il 1929 ma pubblicata a Parigi nel 1930 e nella sola lingua francese. In tali anni fondò anche Giustizia e Libertà insieme a Emilio Lussu e Francesco Nitti, “Giustizia e Libertà” aveva alle sue fondamenta l’idea di riunire in un unico fronte di azione molte forze antifasciste. Il primo manifesto recitava: ” Repubblicani, socialisti, democratici, archiviamo per ora le tessere e formiamo un fronte d’azione. Ci battiamo per la libertà, per la Repubblica, per la giustizia sociale. Non siamo più tre espressioni differenti, ma un trinomio inscindibile.”
Carlo Rosselli venne criticato per la sua opera “Socialismo liberale” da leader comunisti e leader socialisti come Palmiro Togliatti e Giuseppe Saragat.
Rosselli si opponeva alle ipotesi del comunismo massimalista e marxista in quanto queste, a giudizio dell’intellettuale, avevano sviluppato un materialismo deterministico, per cui si riteneva erroneamente che alla inevitabile crisi del Capitalismo sarebbe scaturita una inevitabile rivoluzione di classe.
Rosselli credeva nella possibilità di coadiuvare la democrazia liberale con il socialismo, prendendo ad esempio quanto era accaduto nell’Inghilterra del 1924 ed in particolare ciò che era accaduto al partito laburista.
Nella sua opera “socialismo liberale” Rosselli ribadì più volte il ruolo centrale del concetto di Libertà collegandolo all’esistenza di istituzioni democratiche, muovendo critiche al socialismo marxista che nell’URSS aveva emarginato il valore della libertà in nome della dittatura del proletariato.
Rosselli mosse delle critiche a Marx rimproverando a questi un’interpretazione ermeneutica meccanicistica e naturalistica della realtà e dei rapporti sociali: atteggiamento ideologico e dogmatico, violento, che non lasciava alcun spazio alla libera coscienza e alla volontà degli individui. Così il movimento “Giustizia e libertà” si proponeva l’obiettivo di unire l’ala socialista di impronta Riformista con lo spirito liberale e libertario che sarà poi elemento peculiare del Partito di Azione.
Inoltre secondo Rosselli l’Italia male si prestava ad un innesto di socialismo marxista , in quanto c’era un’immensa plebe rurale legata ancora alla gleba e al prete con vastissime oasi artigiane e rare avanguardi e proletarie e capitaliste, il problema per essa consisteva nell’avviamento al capitalismo e alla vita moderna e poi perché si ruppe bruscamente quella sua scarna tradizione socialista paesana che aveva avuto nel Mazzini e nel Cattaneo i suoi principali esponenti.
Secondo il Rosselli il socialismo marxista ignora la libertà. Esso assegna alla libertà un valore tutto relativo e storico, scambiando la sua essenza esterna e immutabile con le transuenti manifestazioni, negando la libertà e non vedendo che le singole e concrete e provvisorie libertà di classe sono truccature più o meno sapienti degli interessi di classe.
Per il socialismo marxista e massimalista il problema della libertà morale degli uomini non esiste o è tutto solamente in relazione alla soggezione degli uomini al meccanismo economico. Gli uomini di Marx sono uomini non liberi operanti solo e solamente sotto la spinta del bisogno economico costretti a ricorrere a metodi produttivi e a darsi rapporti politico sociali e spirituali imperativi. La volontà umana compare con un ruolo secondario nei marxisti. I problemi di coscienza di autonomia di formazione di libere e personalità non esistono per Marx, essi sono del tutto rimandati all’indomani della trasformazione sociale, infatti, così niente è più utopistico e anti iliberale di questo rovesciamento brusco di posizioni di questo passaggio da un regno dove la necessità domina inesorabile , ad un regno dove la libertà trionfa sovrana.
Rosselli (1) respingeva proprio alla luce della tragica esperienza bolscevica, il vecchio è superato programma accentratore e collettivista, che faceva dello Stato l’amministratore, il gerente universale. Egli rifiutava di pensare che il semplice fatto della espropriazione e il passaggio forzato delle attività produttive alla collettività fosse capace di determinare una trasformazione miracolosa. Rosselli proclamava come necessaria una riaffermazione libera alta e schietta dell’essenza dell’idealità socialista, fuori da ogni pregiudizio di scuola e di metodo.
(2)Il socialismo non significa la socializzazione, il proletariato al potere, e neppure la materiale eguaglianza.
Il socialismo, colto el suo aspetto essenziale, è l’attuazione progressiva dell’idea di libertà e di giustizia tra gli uomini, é lo sforzo progressivo per assicurare a tutti gli uomini un eguale possibilità di vivere un’esistenza degna di questo nome sottraendoli alla schiavitù della materia e dei bisogni che oggi ancora li domina.
Socialismo è la possibilità di formare liberamente la loro personalità in una continua lotta di perfezionamento contro gli istinti primitivi e bestiali e contro le corruzione di una civiltà troppo spesso preda del demonio del successo e del denaro.
Il nucleo della rivoluzione socialista non sta nel mutamento delle condizioni e dei metodi di distribuzione , quanto nel mutamento dei metodi di produzione e conduzione delle imprese.
Rosselli cercò poi di unire a questo concetto di socialismo quelli che sono i principi ideali e caratterizzanti del pensiero liberale e mazziniano: (2)”Il liberalismo è una teoria politica, che partendo dal presupposto della libertà dello spirito umano, dichiara la libertà stessa come supremo fine, supremo mezzo, suprema regola dell’umana convivenza.
Il liberalismo si propone di conseguire un regime di vita associata che assicura tutti gli uomini la possibilità di una piena realizzazione delle loro lecite aspirazioni. Ma Il liberalismo è oltre che un fine anche un mezzo in quanto reputa che questa libertà non possa essere elargita o imposta, ma debba conquistarsi con duro, personale travaglio nel perpetuo fluire delle generazioni.”
Rosselli si proponeva di perpetuare ed arricchire l’ideologia dell’ala radicale repubblicana d’epoca risorgimentale, adeguandola ai tempi mediante innesti dei riferimenti tratti dall’esperienza laburista anglosassone, soprattutto sotto l’aspetto economico.
Sotto il profilo sociale, la componente mazziniana della sua formazione culturale e politica lo rendeva incline all’analisi della vita e alla risoluzione dei problemi delle classi più umili.
Il socialismo diviene liberalismo in azione, libertà che si fa per la gente .
Il socialismo è lo sviluppo logico del liberalismo il suo processo di completamento.
Il liberalismo diviene la forza ideale ispiratrice mentre il socialismo è la forza pratica realizzatrice.
Nel 1935 Rosselli era considerato da tutti gli intellettuali che affollavano Parigi come un punto di riferimento nella lotta al fascismo e al nazismo e in generale a tutti i nazionalismi o a movimenti di ispirazione fascista sorti in tutta l’Europa.
Fu l’OVRA la polizia segreta mussoliniana che iniziò a preparare la trappola entro la quale sarebbe caduto poi Rosselli.
Arturo Bocchini, capo della polizia, venne incaricato dallo stesso Mussolini e dal ministro degli esteri Galeazzo Ciano di eliminare fisicamente Rosselli che allora risiedeva nella capitale francese dove continuava ad infastidire in tutti i modi il regime.
Rosselli morì il nove giugno 1937 a Bagnolese De L’Orne , dove risiedeva col fratello Nello Rosselli.
Uccisero Carlo Rosselli, ma non uccisero l’ideale che ha portato con sé, ovvero che le rivoluzioni anche armate periscono, mentre una prassi riformista è destinata a perdurare nel tempo. A rendere l’uomo libero dal bisogno materiale e consapevole delle proprie necessità spirituali non è la rivoluzione ma la libertà data dalle riforme istituzionali. Dopo Il liberalismo viene il socialismo, Dal socialismo viene liberalismo. Senza un’idea, senza libertà, senza difesa delle classi sfruttate , non ci può essere Stato democratico.
Bibliografia:
Vita di Carlo Rosselli, Aldo Garosci, Vallecchini, Firenze 1973.
Carlo Rosselli, socialista e liberale, donzelli editore, G. Pecora.
Note:
1) Bedeschi “L’utopia del Socialismo liberale”
2) Rosselli, Socialismo Liberale