L’UTOPIA TRA DINO BUZZATI e CAMUS

Dino Buzzati, l’utopia che non si realizza.

Il tenente Giovanni Drogo è mandato alla Fortezza Bastiani, la quale è posta sulla frontiera davanti ad un vasto deserto, detto dei Tartari, dove nell’antichità, forse per leggenda, c’erano i tartari.

Dal deserto <<mai giunsero nemici, mai si era combattuto, mai era successo niente>> [1].

Drogo rimane, nonostante voglia allontanarsi dalla fortezza, per trent’anni in attesa dei nemici, i quali avrebbero dato una parvenza di significato, un senso alla sua esistenza militare, trascorsa nella vuota ritualità della vita di fortezza.

Solo quando infine è ormai malato ed in prossimità della morte, allora è li che Drogo scorge una sottile striscia nera che attraversa obliquamente il fondo biancastro della pianura che ha osservato e controllato per tre lunghe decadi.

Ma ormai è finita, e il tenente lo sa bene.

La striscia si muove e un brulichio di uomini e convogli scendono verso la fortezza, ma ormai è troppo tardi per una sua partecipazione alla difesa della fortezza; cosi egli venne allontanato e condotto in città dove morì.

É cosi che il Deserto dei Tartari può essere dipinto come  una sorta di utopia irrealizzabile, di chi aspetta per un vita il raggiungimento del proprio scopo, il fine a cui è tesa la stessa esistenza, ma non la può assaporare a causa della morte, la fine della vita. [2]

Utopia e Violenza: i Giusti di Camus.

Ne “I Giusti” , opera teatrale di Camus , viene a configurarsi il dramma rappresentato per la prima volta il 15 dicembre 1948 e costituisce il risultato delle meditazioni camusiane sull’assassinio politico nei suoi rapporti con la rivoluzione e sui limiti che si devono porre all’ actio politica.

Tale dramma concerne dunque la squadra d’azione del Partito Socialista Rivoluzionario russo che nel 1905 ha ricevuto l’incarico di uccidere il granduca Sergio, gettando una bomba esplosiva all’interno della sua carrozza.

Ivan Kaliajev, membro del PSR russo , non riuscì però a gettare la bomba perché, vedendo all’interno della carrozza due bambini, si fermò di fronte allo sguardo innocente di creature innocue.

Nel libro vengono attribuite al militante queste emblematiche parole: <<Nessun progetto di giustizia si può realizzare se a pagare sono degli innocenti: non si può imporre la giustizia attraverso un atto ingiusto!>>.

Infine Ivan  Kaliajev dichiara cosi ai suoi compagni  di essere disposto <<ad abbandonare la rivoluzione , se l’atto rivoluzionario dovesse ledere chi non ha colpa alcuna ed in generale se dovesse sacrificare il presente, di cui soltanto abbiamo esperienza, in un domani che non sappiamo di poter dominare>> [3]

Note:

1)Buzzati , il deserto dei Tartari p. 29

2)Ibid pag 219

3)I Giusti di Camus.

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