Proposta di riforma del contratto di prestazione di lavoro occasionale – Voucher

*di STEFANO SPADARO. 

L’attuale impianto del contratto di prestazione di lavoro occasionale si presenta come un meccanismo assai complicato e molto stringente sotto il profilo regolatorio. Questo, unito agli alti contributi pensionistici da versare, scoraggia un massiccio ricorso ai voucher per il pagamento delle prestazioni occasionali, oggi sostanzialmente regolate in “nero”.

La presente breve proposta di riforma non è mirata ad eleggere il voucher a nuovo “contratto di lavoro standard” ma bensì, partendo dalle attuali criticità, mira a semplificarlo per consentirne una più massiccia adozione da parte di privati ed aziende al fine di contrastare l’evasione fiscale, favorendo così favorire l’emersione di forme di lavoro complementari rispetto alla propria fonte di reddito principale.

Nelle intenzioni di chi scrive infatti i “voucher” dovrebbero, e potrebbero, diventare una modalità di pagamento conveniente per quei lavori occasionali oggi regolati attraverso il “nero”. Inoltre, sempre nelle intenzioni di chi scrive il “voucher” dovrebbe consentire una maggiore partecipazione al mercato del lavoro da parte di coloro che avendo delle buone competenze e voglia di mettersi in gioco decidano di arrotondare lo stipendio con lavori extra per la PA o per privati o per le imprese.

Proposte di modifiche al sistema dei voucher

Aumentare il limite massimo di compensi ricevibili dal prestatore di lavoro in un anno dagli attuali 5.000€ agli 8.500€ coincidenti con la no tax area per i lavoratori dipendenti

Aumentare il limite massimo di compenso ricevibile dal prestatore di lavoro per singola attività dagli attuali 2.500€ a 5.000€, in alternativa eliminare completamente questo limite lasciando soltanto il tetto degli 8.500€ annui

Per quanto concerne il limite massimo di spesa per gli utilizzatori andrebbe operata una scelta tra gli attuali due limiti vigenti 10.000€ e 15.000€, questo al fine di semplificare la normativa con un unico limite valido per tutti

Eliminare la previsione del “75% dell’importo effettivo” per semplificare la normativa

Eliminare il vincolo di divieto di utilizzo della prestazione occasionale per le imprese con meno di 50 dipendenti a tempo indeterminato

Migliorare l’accessibilità del sito web dell’INPS

Migliorare le guide per l’utilizzo del servizio, anche mediante gli esempi

 

Queste modifiche consentirebbero di semplificarne l’utilizzo da parte degli attuali prestatori e di attrarre nuovi lavoratori oggi remunerati in maniera irregolare o non remunerati.

Il voucher nelle intenzioni di chi scrive potrebbe diventare un ottimo incentivo all’imprenditorialità individuale e un ottimo supporto per tutto il mondo del semi-volontariato.

Il mondo del semi-volontariato potrebbe essere a sua volta un ottimo strumento per la PA di ottenere prestazioni utili e di qualità per la collettività a prezzi molto ridotti.

Di seguito proponiamo due situazioni di possibile utilizzo del contratto di prestazione occasionale di lavoro oggi scarsamente possibili, anche solo per le complessità attualmente esistenti:

Un piccolo comune di circa 10-30.000 abitanti, o una Provincia sui circa 200.000 abitanti, vuole redigere un piano strategico, anche non perfettamente a standard PIAO, per identificare le direttrici di sviluppo da perseguire a medio-lungo termine. Oggi i piani strategici degli enti locali vengono o appaltati a società esterne o realizzati in house, il principale problema dell’appaltare questi servizi a società esterne è il costo, il quale può rappresentare un ostacolo rilevante nei piccoli centri, quanto alla realizzazione in house spesso gli esiti, per quanto in linea con la normativa PIAO sono talmente insoddisfacenti sotto il profilo della comunicabilità e leggibilità del piano che lo rendono semplicemente un atto dovuto per legge ma inutilizzabile all’atto pratico per lo sviluppo del territorio.

Poter pagare, anche solo un laureando/laureato di magistrale di management, per svolgere questa attività di pianificazione strategica in regime di semi-volontariato (qualche migliaio di euro con però tempi più lunghi del privato per redigere il piano) potrebbe essere un’ottima opportunità per i comuni più piccoli di attivare competenze di solito appannaggio delle sole grandi aziende per conseguire obiettivi di sviluppo a lungo termine.

Oppure pensiamo agli stessi enti locali dell’esempio soprastante per l’elaborazione di un piano ciclabile a standard nazionali e allineato alle best practice europee. Piano che dei privati, con competenze specifiche, potrebbero realizzare nel corso di circa un anno di progettazione. Prendendo a riferimento un comune sui 20-50.000 abitanti.

Negli ultimi anni la necessità di digitalizzarsi per le aziende è diventata sempre più stringente e al contempo molti diplomati degli ITI hanno sviluppato sui banchi di scuola le competenze per la scrittura di siti web assolutamente performanti e adatti alle esigenze delle microimprese e delle imprese di piccole dimensioni 25-40 dipendenti.

Consentire un maggiore utilizzo dei voucher da parte delle aziende verso i professionisti IT indipendenti consentirebbe loro di aumentare il bacino di lavoratori da cui poter attingere per la scelta dei designer dei siti web abbassando i costi e aumentando la qualità. Al contempo consentirebbe a molti studenti, o ex studenti ora dipendenti, di “arrotondare” con lavori saltuari come programmatori di siti web per aziende.

Queste opportunità potrebbero inoltre fornire al diplomato ITI anche la possibilità, una volta sondato il mercato, di aprirsi una propria partita iva, o una società, per sviluppare la propria attività di imprenditore a servizio della crescita della comunità.

 

Proposta pagamento stage “curriculari” – Sistema dei 400€

La presente proposta è volta a regolare in maniera semplice ed equa il sistema dei compensi per gli stage curriculari alle superiori ed in università.

Da quando è stata introdotta l’alternanza scuola lavoro nel nostro Paese si è assistito ad un dibattito, spesso dai toni fortemente discutibili, tra chi ne proponeva l’abolizione in quanto sfruttamento e chi invece si ergeva a baluardo dello stage in quanto occasione di entrata soft nel mondo del lavoro.

La presente proposta è volta a superare questa divisione al fine di presentare un sistema che tenga in debito conto le istanze degli studenti, una remunerazione equa per il lavoro prestato, e delle aziende, una remunerazione non disincentivi l’offerta di lavoro stessa per gli studenti in formazione.

Il sistema di seguito proposto è volto ad assicurare agli studenti in stage delle tutele contrattuali minime migliori delle attuali unendo insieme una regola semplice e al contempo basata sulle prospettive di utilità dell’azienda occupante.

Il “sistema dei 400€” consiste nel fissare un tetto minimo netto da corrispondere mensilmente allo studente in stage, nel presente sistema si ipotizzano 40 ore settimanali per 4 settimane

  • Stage alle superiori, 400€ mensili (2.5€ l’ora)
  • Stage in triennale, 800€ mensili (5€ l’ora)
  • Stage in magistrale, 1200€ mensili (7.5€ l’ora)

 

Giustificazioni alla base del pagamento dei 400€ netti mensili allo studente delle superiori in stage:

Lo studente delle superiori rimane per un periodo di un mese, prorogabile al massimo a due ma non consecutivi

Lo studente delle superiori non è molto spesso formato per il lavoro che dovrà andare a svolgere ed ha bisogno di una formazione maggiore a fronte di una resa probabilmente minore rispetto ad un lavoratore con esperienza lavorativa

Lo studente delle superiori molto spesso non prosegue l’attività lavorativa presso il datore di lavoro continuando gli studi in università, magari in ambiti completamente diversi da quelli oggetto di stage.

Sulla base di queste motivazioni appare chiaro come non si possa pretendere dalle imprese una remunerazione “da lavoratore” per lo studente delle superiori in stage; tuttavia, vedendo come si svolgono gli stage “virtuosi” (ossia all’incirca un 50% del tempo dedicato alla formazione e un 50% ad attività a basso contenuto intellettuale) appare parimenti chiaro come un’azienda possa avere comunque convenienza ad assumere uno stagista delle superiori per 400€ netti al mese.

 

Giustificazioni alla base del pagamento di 800/1200€ mese per gli studenti universitari in stage:

Lo studente universitario tendenzialmente rimane per un periodo minimo di due mesi consecutivi, spesso prorogati a sei per esigenze dell’azienda ospitante

Lo studente universitario è già in buona parte formato sul lavoro che sarà chiamato a svolgere, quantomeno sotto il profilo general-teorico

Lo studente universitario dopo lo stage – se si trova bene, gli piace il lavoro che svolge e piace all’azienda – è realistico supporre che entri direttamente nell’azienda presso la quale ha effettuato lo stage

La differenziazione tra il compenso minimo spettante allo studente in triennale e quello in magistrale dipende sostanzialmente dal mix tra probabilità di continuare gli studi (rilevante in triennale ma molto marginale in magistrale) e le competenze in possesso dello studente ad inizio tirocinio, maggiori per lo studente di magistrale.

Sulla base di queste argomentazioni appare chiaro come si possa pretendere dalle aziende che assumono laureandi di triennale e magistrale compensi maggiori rispetto a quelli attuali dato il mix tra competenze in partenza e probabilità di rimanere sul luogo di lavoro dello stage dopo il conseguimento della laurea.

Segnaliamo inoltre come l’attuale situazione degli stage universitari sia configurabile a pieno titolo come sfruttamento e che a differenza dello stage delle superiori (che dovrebbe avere più l’impronta del rimborso spese che dello stipendio) lo stage universitario sia molto spesso un modo di acquisire personale a basso prezzo per iniziare la formazione di una risorsa limitando le spese a scapito del lavoratore stesso e delle sue possibilità concrete di strutturarsi una vita e una famiglia.

Un laureato di triennale ha infatti tra i 22 e i 23 anni e uno di magistrale tra i 24 e i 26 anni, un’età e una formazione assolutamente non congrua ad un mero rimborso spese inferiore agli 800€ mensili.

 

 

 

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