Mozione di sfiducia individuale al ministro Santanchè

Una Riflessione di Luigi Daniele.

Cosa c’è da sapere e perché è una mozione inutile.

La mozione di sfiducia individuale al singolo ministro si differenzia con la mozione di sfiducia all’intero governo innanzitutto per l’effetto che quest’ultima comporta: ovvero l’obbligo posto a capo del Presidente del Consiglio dei Ministri di rassegnare le dimissioni presso il Quirinale.

L’obbligo giuridico del Governo di rassegnare tale dimissioni viene infatti sancito all’articolo 94.2 Cost, cosa che non accade nella mozione di sfiducia individuale.

L’articolo 94 comma 2 della Costituzione estende alla mozione di sfiducia dell’intero governo , i due requisiti richiesti per la mozione di fiducia (articolo 94.1 cost.) , Ovvero la votazione per appello nominale(perché vi è un’esigenza di individuazione pubblica ed inequivocabile di coloro che si assumono la responsabilità di aprire una crisi di governo e coloro che la supportano) e la motivazione(in tal modo si obbligano le forze politiche che presentano e poi votano la mozione non solo ad opporsi ma anche a concordare un indirizzo).

 

L’articolo 94 comma 5 della Costituzione aggiunge un altro requisito: cioè la necessità che la mozione di sfiducia all’intero governo sia sottoscritta da almeno un decimo dei componenti o di Camera o di Senato e la previsione di un intervallo temporale di tre giorni tra la presentazione e la votazione.

 

La mozione di sfiducia al singolo ministro invece è stata inventata dalla giunta per il regolamento del senato in un parere effettuato nel 1984 codificato dal regolamento della camera all’articolo 115 comma 3 e comma 4 del regolamento della Camera e 161 del Regolamento del Senato.

Le due camere ritennero ammissibili le mozioni volte a richiedere le dimissioni del singolo ministro e hanno deciso di estendere ad esse il medesimo procedimento previsto per le emozioni di sfiducia nei confronti dell’intero governo:

Votazione Palese per appello nominale, motivazione e presentazione da parte di un decimo dei membri nonché l’intervallo minimo di 3 giorni tra presentazione e votazione.

Le due camere hanno così affidato al Presidente dell’assemblea il compito di decidere quando si tratti di mozioni di sfiducia e quando mozioni di censura cioè quelle volte a criticare l’operato di un ministro ma senza richiederne la rimozione.

 

Quando è ammissibile la mozione di sfiducia al singolo ministro?

 

All’inizio, quando fu introdotto questo Istituto, alcuni dubbi sorsero riguardo all’incompatibilità con il rapporto fiduciario, tesi che veniva avanzata sostenendo che tale strumento avrebbe finito per accentuare la prassi del governo per ministeri a svantaggio della collegialità dell’intero governo.

È così che solo a partire dagli anni ’90 si registrarono alcuni provvedimenti di revoca dei sottosegretari con decreto del Presidente della Repubblica adottati previa delibera del Consiglio dei Ministri su proposta del presidente del Consiglio.

L’istituto entrò a far parte della nostra storia costituzionale e repubblicana, con precedente giurisdizionale, ovvero in seguito alla sentenza numero 7 del 1996 della Corte Costituzionale c.d. Caso Mancuso , in occasione della quale la Corte Costituzionale ribadì la conformità della mozione di sfiducia alla Costituzione e la sua idoneità a comportare per il ministro che sia colpito l’obbligo di dimissioni.

Unico caso della storia della Repubblica in cui un ministro venne sfiduciato comportando così l’obbligo di dimettersi è quello del Guardiasigilli Mancuso nel governo Dini durante il 1995.

In quell’occasione, nonostante il rifiuto del ministro sfiduciato di dimettersi, il presidente della Repubblica procedette alla sua sostituzione su proposta dello stesso Presidente del Consiglio che nulla aveva fatto per difendere il proprio ministro, dalle cui azioni si era dissociato.

Sicché l’istituto della sfiducia individuale fu usato per fare le veci di un potere, cioè quello di proporre la revoca di cui il presidente del Consiglio nel nostro ordinamento non ne dispone.

 

Perchè la mozione di sfiducia nei confronti della Ministra Santanchè è un atto inutile?

 

La mozione di sfiducia proposta da alcuni gruppi dell’opposizione e sottoscritta dal gruppo parlamentare Movimento 5 stelle, ma appoggiata da Alleanza verdi-sinistra , Partito Democratico , è un atto inutile e dannoso per molteplici motivi:

1) l’opposizione deve proporre atti concreti e pragmatici non ideologici. L’opposizione prima di proporre mozioni di sfiducia dovrebbe constatare che tutti i gruppi parlamentari di opposizione siano coesi e uniti nella proposizione e nella votazione di tale atto.

2) l’opposizione parlamentare prima di proporre tali atti deve accertare che la maggioranza parlamentare di sostegno del governo sia vacillante, non unita, disomogenea E pertanto in bilico.

 

Nel caso in cui mancasse uno dei due requisiti appena enunciati l’atto proposto sarebbe controproducente ,non solo perché sarebbe dimostrazione del fatto che l’opposizione non è unita e non è capace di unirsi, ma soprattutto – ed è questo l’elemento che voglio principalmente sottolineare – cioè il fatto che un atto del genere vada a rafforzare l’esecutivo , la maggioranza parlamentare ed in tal caso il Ministro del Turismo( che già indagato e processato da una gogna mediatica che solo in Italia conosciamo) quindi assolvendo politicamente, non di sicuro de Jure, i comportamenti della ministra in questione.

 

L’aula del Senato ha respinto la mozione di sfiducia al ministro del Turismo Daniela Santanchè, presentata dal M5S, con 111 no e 67 sì. I senatori di AzioneItalia Viva, come annunciato in dichiarazione di voto dal capogruppo Enrico Borghi, non hanno preso parte al voto.

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