ASSIOLOGIA DELLA POLIS

  ASSIOLOGIA DELLA POLIS.  Luigi F. Daniele . – Cosa vuol dire questo pensiero? – Cosa significa per noi oggi? – Come interpretare il messaggio di Antistene con le chiavi di lettura del contemporaneo? Pensiamo al valore del Merito, al lavoro, a cosa oggi vale affermarsi, all’ambizione, al coraggio, alla τιμή, αρετή, κλέος, a questi … Leggi tutto

METROPOLIS, OVVERO DELLA CITTÀ FUTURA

Scritto da Luigi Daniele L’ utopia nasce dal neologismo di Thomas More, col quale intitola la sua celeberrima opera del 1516, un romanzo filosofico in cui si narra di un’isola detta utopia dove la vita è all’insegna dell’abolizione della proprietà privata e dell’intolleranza religiosa. Utopia significa sia non luogo ού τοπία sia luogo felice ευ … Leggi tutto

NICHILISMO O “OMNILISMO”? Manca il fine, manca la risposta al “perché”

NICHILISMO O “OMNILISMO”? Manca il fine, manca la risposta al “perché” Di Elena Soppelsa Cos’è il nichilismo e perché parlarne significa smascherare uno dei più grandi disagi del nostro tempo? Friedrich Nietzsche (1844-1900) fu probabilmente il pensatore che più di ogni altro si occupò di dare voce al fenomeno del nichilismo, che si rese prepotentemente … Leggi tutto

LA FILOSOFIA DURANTE IL TOTALITARISMO

di Emanuele Pestrichella “L’itinerario percorso dalla filosofia negli ultimi secoli, ha segnato completamente oltreché la storia del pensiero occidentale, anche di quello planetario: dall’Ontologia alla Metafisica, dall’Idealismo all’Eternismo seguito da molti altri orizzonti speculativi che, in questa sede, non mi occuperò. Un esempio di prima grandezza, suggestivo che si staglia in questo sfondo teoretico è … Leggi tutto

SOCIOLOGIA

Max Weber: l’etica protestante e lo spirito del Capitalismo. di Emanuele Pestrichella. «L’avversario con cui ebbe in primo luogo da lottare lo “spirito” del capitalismo nel senso di uno stile di vita ben preciso, vincolato da norme e vestito dei panni di un’etica, rimase quel modo di sentire e di comportarsi che si può chiamare … Leggi tutto

LE RADICI STORICHE DEL LIBERALISMO

Eugene Delacroix, La libertà che guida il popolo, 1830, museo del Louvre Paris

Il liberalismo, a ragion veduta, non è un’ideologia perché molte volte questa ha assunto connotazioni di estremismo e di fanatismo quindi non penserò ad esso in questi termini. Credo che il liberalismo sia un indirizzo di pensiero libero (come dice la parola stessa), emancipato, non sottoponibile a influenze esterne e che sia una modalità espressiva adottata molto dalla politica, dalla filosofia, dall’economia e quindi, seguendo l’ordine, dai sistemi politici, dai sistemi filosofici e dai sistemi economici. Più propriamente se si volesse dare una definizione generale di liberalismo potremmo dire che esso è un atteggiamento etico-politico moderno tendente a concretarsi in dottrine e prassi opposte all’assolutismo e fondate essenzialmente sulla garanzia dei diritti dei cittadini da parte dello stato. Di liberalismo se ne può parlare con l’illuminismo nella rivoluzione francese, con George Washington nella rivoluzione americana con John Locke nel pensiero liberale nella filosofia moderna, con le arti cosiddette “liberali” nel medioevo ed erano due i gradi dell’insegnamento, l’uno letterario, l’altro scientifico, che comprendevano la grammatica, la retorica e la dialettica (il Trivio); l’aritmetica, la geometria, la musica, l’astronomia (il Quadrivio).

La Statua della Libertà, negli Stati Uniti d’America raffigura Libertas, la dea romana della libertà, progettata e realizzata dai francesi, che la donarono agli Stati Uniti d’America per la celebrazione della rivoluzione americana.

Nel 1790 George Washington utilizzò i termini liberale e liberalità per indicare la protezione del governo verso tutti i membri valorosi della società:

«Man mano che l’umanità diventerà più liberale, sarà più incline a permettere che tutti coloro che si comportano come membri degni della comunità abbiano uguale diritto alla protezione del governo civile. Spero di vedere l’America tra le nazioni più importanti in esempi di giustizia e liberalità»

Ma è possibile rintracciare anche una costituzione, edita il 15 giugno 1215, che tutelerà le persone ricalcando il liberalismo: parlo della solenne carta della libertà ovvero la “Magna Carta Libertatum”.

Essa era stata voluta dai baroni inglesi dopo la sconfitta della battaglia di Bouvines contro i francesi guidati da Filippo II Augusto (mentre l’esercito anglosassone era guidato da Giovanni senza terra insieme al sostegno di Ottone IV). Essa affermava che il re non poteva esigere servizi o tributi superiori a quelli pattuiti. Inoltre al sovrano era severamente vietato di imprigionare o esiliare uomini liberi senza che prima questi avesse avuto la possibilità di un regolare processo davanti ad una giuria di propri pari. Infine si faceva esplicito divieto ai funzionari reali di confiscare cavalli, carri o legname a un suddito del regno, senza il suo consenso.

Questa introduzione era finalizzata a fornire uno sguardo d’insieme a come il liberalismo è stato inteso in epoche passate, dove ha avuto origine pressappoco e, contestualizzandolo, quali significati ha assunto nelle circostanze politiche, filosofiche e culturali. Ora vorrei soffermarmi sul liberalismo inteso come pensiero politico e quali sono state le ulteriori modellizzazioni di questa forma mentis.

Il termine liberal, in senso politico, si affermò anticipatamente nel Regno Unito con l’avvento del Liberal Party, nato dalla fusione tra i whigs ed i radicals; successivamente, è stato adottato il termine old whig o liberalismo classico per differenziare la dottrina di John Locke e Adam Smith dagli orientamenti meno ortodossi del nuovo partito, quali quelli degli utilitaristi e dei radicali come John Stuart Mill.

Le trasformazioni teoriche favorite dall’evoluzione della filosofia moderna hanno portato a superare, in taluni casi, la pura concezione giusnaturalistica e ad affiancare alla difesa dei diritti politici anche quella dei diritti civili e dei diritti sociali, dando vita a nuove forme di liberalismo, con approcci diversi ai temi della democrazia, dell’egualitarismo, dello stato sociale e dell’intervento dello stato nell’economia. Il giusnaturalismo è una dottrina filosofico-giuridica ragguardevole perché vi aderì Kant, Locke e molti altri pensatori della filosofia moderna. Esso è fondato su due principi: l’esistenza di un diritto naturale (conforme cioè alla natura dell’uomo e quindi intrinsecamente giusta) e alla sua superiorità sul diritto positivo (il diritto prodotto dagli uomini).

La base ideologica, impostata con rigore logico dal filosofo contrattualista e giusnaturalista John Locke (in particolare, nel suo Il secondo trattato sul governo), propone una struttura istituzionale caratterizzata da due aspetti fondamentali:

  1. modellazione di tutto il sistema politico e giuridico esclusivamente sulla difesa dei diritti individuali (descritti in elenchi detti Carta dei diritti o Bill of rights), e di quelli da essi derivati in modalità deduttiva;

2. scetticismo nei confronti del potere politico, da cui consegue la necessità di opporre all’arbitrio politico (cioè la violazione dei diritti individuali da parte dell’autorità pubblica) mediante strumenti istituzionali, quali un elenco scritto dei diritti inalienabili (Bill of rights ) e la separazione dei poteri;

Il radicalismo invece, altra declinazione del liberalismo, nacque in Inghilterra alla fine del XVIII secolo per indicare i sostenitori della riforma parlamentare, ed ha rappresentato l’evoluzione in senso democratico del liberalismo classico, costituendo l’ala sinistra dei partiti liberali.

La sua affermazione avvenne tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, in particolare grazie all’opera di Jeremy Bentham e John Stuart Mill.

Queste dottrine si distinguono da altre forme di liberalismo per non riconoscere la necessità di un’autorità pubblica (nel caso dell’anarco-capitalismo) o riconoscerne una ma ridotta al minimo indispensabile (nel caso del libertarianismo e del minarchismo) per la difesa dei diritti individuali. 

Mentre il libertarianismo, o libertarianismo, è un insieme di filosofie politiche tra loro correlate che considerano la libertà come il più alto fine politico (ciò generalmente include la libertà individuale, la libertà politica e la libertà di associazione), il minarchismo è una filosofia politica libertariana, variatamente definita da diverse interpretazioni, ma in senso stretto abbraccia l’idea dell’esistenza di uno Stato, le cui uniche funzioni sono solo atte a legittimare la protezione degli individui da aggressioni, furti, violazioni di contratti e frodi, che le uniche funzioni governative legittime sono i militari, la polizia e le corti. In un senso più ampio, all’interno di funzioni anche quelle della protezione civile, le prigioni, i corpi esecutivi e le legislature come uniche funzioni governative legittime. Questi Stati sono generalmente definiti “Stati minimi” o “Guardiani notturni”.

BIBLIOGRAFIA

 [1] «George Washington, The Providence Gazette and Country Journal, “Letter to the Roman Catholics in America,” ca. March 15, 1790, New York»

 [2] «John Locke, Il secondo trattato sul governo, ca. dicembre 1689»

COME SI PUÒ PROGREDIRE POSITIVAMENTE?
Una ricerca filosofica sulla dimensione del progresso

Di Elena Soppelsa INTRODUZIONECosa significa progresso?Etimologicamente la parola “progresso” deriva dal latino progrēdi e significa “andare avanti”, e maicome ora questo termine ci appartiene.Quando sentiamo parlare di “progresso”, infatti, non possiamo fare a meno di pensare alla dimensionetecnologica, a cui spesso e volentieri viene associato tale termine, la quale, con la sua evoluzionecontinua, invade violentemente … Leggi tutto

PROGRESSO E SVILUPPO NELLA SOCIETÀ TARDO CAPITALISTICA

Il Progresso è una parola che caratterizza la scienza nell’ottica di ciò che è futuro, mentre il presente rimane Ricerca. In Scritti Corsari (1) Pasolini produce una distinzione dicotomica tra sviluppo e progresso: la tecnica non produce progresso, bensì sviluppo di disponibilità tecnica. Infatti la tecnica non ha scopi da realizzare, non ha scenari di … Leggi tutto

IL PROGRESSO NELLA FILOSOFIA

Il Progresso, una parola incisiva che segna la direzione proseguita dagli occidentali. Questo vocabolo, di per sè pregnante, indica l’avanzamento ad uno stadio superiore, ad un’ evoluzione, ad un miglioramento (la parola progresso è inscrivibile in qualsivoglia ambito del sapere, dalla politica alla storia, dalla filosofia alla scienza e la lista potrebbe continuare a oltranza). … Leggi tutto